Il Borgo Incantato
Partendo da Roma e lasciandosi alle spalle la città, lungo la via Salaria, tra curve, tornanti e salite si percorre un viaggio a ritroso nel tempo. Lungo la strada si incrociano paesini, case sparse qua e là in una verde meraviglia punteggiata di rosso autunno e seguendo il fiume Tronto si giunge a valle.
Il Borgo Storico Seghetti Panichi domina l’alta Valle del Tronto e la città di Castel di Lama, custodendo tra le sue mura storie che raccontano un passato che risale al 1300 e che ancora si può ascoltare.
Varcando il portone d’ingresso ci si dimentica presto della vita cittadina, delle strade trafficate, dello stress e della routine e si viene abbracciati da un’atmosfera sospesa nell’incanto del tempo, dalla maestosità del luogo e dal verde bagliore degli alberi e ben presto ci si rende conto del perché del nome, in questo caso non si ha di fronte solamente una dimora storica, ma un intero borgo, un’enclave di rara bellezza che tra le sue mura offre all’ospite non solo la possibilità di riposare, ma anche di vivere le attività e la vita del Borgo che dispone anche di uno spazio polifunzionale in cui vengono allestite mostre ed eventi.
Attraversando il viale d’ingresso ed aprendo il portone della Villa padronale, si ha l’impressione di entrare nella vita delle Principesse Panichi e Pignatelli D’Aragona Cortés che ancora vivono il palazzo nelle stanze poste all’ultimo piano, i colori sono caldi e la luce d’autunno illumina i grandi corridoi che si aprono su salotti riccamente arredati, in cui è facile immaginarsi intenti nella lettura di uno dei tanti libri che affollano le librerie del palazzo, e le cornici d’argento da cui le padrone di casa mostrano all’ospite parte delle loro vite e delle loro storie, gli incontri e i lieti eventi vissuti tra le mura del Borgo Antico.
Varcando il portone d’ingresso si viene abbracciati da un’atmosfera sospesa nell’incanto del tempo
Ci si sente parte della storia della famiglia che ha riservato per noi una delle sei suites a disposizione degli ospiti e che hanno nomi come: Gigli, in onore del tenore marchigiano che qui soggiornò, Cielo, un nido all’ultimo piano della dimora storica e Blu e dove la cura per i dettagli si mostra agli occhi di chi spalanca la porta di quella che sarà per una o più notti la propria casa.
La carta da parati bianca finemente decorata da un disegno in Blu riporta sulla parete i contorni di tazze da tè e bricchi di ispirazione inglese che richiamano il colore delle porcellane in cui poter sorseggiare un tè caldo, seduti sulle poltrone di fronte al caminetto che il tempo non permette ancora di accendere.
Una grande finestra si spalanca sui rami e le foglie di una verde quercia secolare che nel tempo si è vista osservata da centinaia di occhi diversi e la stanza, con il suo grande letto, è immersa in una quiete irreale, come se il verde che circonda la villa facesse da cuscinetto al rumore e ai suoni della modernità.
Il verde, il fiore all’occhiello del borgo, non è un semplice giardino ornamentale, ma uno dei Grandi Giardini Italiani.
Il giardino è stato realizzato tra il 1875 e il 1890 dal botanico e paesaggista tedesco Ludwig Winter, a cui è dedicata anche una suite del palazzo, è abitato da alberi secolari: querce, faggi rossi, ma anche palme ed alberi tipici del paesaggio nipponico, tra cui uno splendido Gingko Biloba, che con le sue tipiche foglie si specchia, come Narciso, nel lago della dimora, tra il gracidare delle rane e le ninfee. Un giardino in cui nulla è lasciato al caso, l’ecodesigner Marco Nieri, ha infatti progettato il parco secondo i principi della “Bionergetic Lanscapes”, in ogni area sono state selezionate piante specifiche che, con le loro essenze e la sinergia con il particolare elettromagnetismo del Borgo, sono in grado di agire su specifici organi e funzioni dell’organismo.
Passeggiare tra i viali del parco mentre si ammira lo splendido Oratorio seicentesco dedicato a San Pancrazio, sedersi a leggere un libro su una delle tante panchine disseminate qua e là circondati da queste energie green sembra davvero regalare al corpo e alla mente la possibilità di rigenerarsi.
E mentre ci si siede per fare colazione nel Ristorate del Borgo con le sue vetrate aperte sul paesaggio si inizia a pregustare la malinconia che ci coglie quando si lascia un luogo che sa entrare nell’anima, dalla bellezza misurata e regale, che non lascia spazio allo sfoggio di inutili sfarzi, ma che brilla di una luce particolare data dalla sua storia e dall’amore di chi ne ha fatto un regno di pace.
Photo: Roberto Radimir