Sciogliersi: dai cani sciolti agli gnocchi in fonduta
Cosa accomuna i cani sciolti e gli gnocchi alla fonduta di formaggi? Niente paura: non è un indovinello per cannibali. È il semplice fatto che entrambe le immagini si prestino alla vicinanza con il verbo sciogliere. Con l’accezione di vivere in libertà, quasi allo stato brado, per i cani sciolti, e con quella di fusione quando parliamo degli gnocchi.
Bene. Aggiungasi poi che Cani sciolti è anche il titolo dell’ultimo romanzo di Muhammad Aladdin, pubblicato da Il Sirente nella collana Altriarabi. C’entra qualcosa con il film “Cani sciolti – Two guns” del 2013? Anche qui: no, assolutamente no, tranne forse per un background di azione. Cani sciolti è stato descritto come il romanzo che traccia il ritratto dell’attuale società egiziana. Le storie intrecciate di Ahmed, scrittore di racconti pornografici, El-Loul e Abdallah, rispettivamente regista tv e amico di sempre. Che poi, questo aspirante scrittore che per fare due soldi sceglie di farsi ingaggiare da un sito per cui deve scrivere ogni giorno dieci racconti erotici ben rende l’idea dello stato dell’artista oggi –vedi l’italianissimo spettacolo Dignità Autonome di Prostituzione, di Luciano Melchionna– , della scelta fra fare gavetta o fare marchette, dei loschi compromessi che però questo protagonista affronta senza rassegnazione, anche quando ormai manca la fantasia e i racconti erotici sono soltanto susseguirsi di battute da consegnare a fine giornata. Mi sono chiesta più volte, leggendo, se è lecito parlare semplicemente di ritratto o se invece fra le pagine c’è qualcosa di più, qualcosa che non mi azzardo a definire critica perché manca di ogni forma di moralismo o superiorità, ma che neanche si limita alla semplice descrizione dei fatti.
Mi spiego meglio. Descrivere la violenza di un uomo su una donna e poi scrivere che “le vittime, chiaramente, non possono denunciarlo, né nessuna di loro può parlare liberamente” (p. 35), suona già come una presa di posizione e una messa in luce di una piaga. La narrazione di Aladdin è però così diretta che neanche emerge il solito quesito: sta denunciando o fra le righe non fa altro che far passare un nuovo modello? I capitoli sono brevissimi e non ci si sofferma su questo genere di questioni.
Nessuno è intervenuto a separare quei due taxisti, il che mi è sembrato come ogni cosa in questa città: un semi-qualcosa.
“In quegli anni cominciavamo a vedere pubblicità che, con quelle loro immagini linde e colorate, avevano lo scopo di traghettarci verso il progresso. Conoscevamo gli albori della produzione industriale e ci dividevamo in fazioni tra chi amava la cioccolata Samba azzurra e chi quella viola. Erano giorni in cui l’antico, prossimo a scomparire, ci regalava il meglio di sé.” p.60
Ora, parliamo francamente: chi sa di cosa parla l’autore quando parla della cioccolata Samba? Nessuno. Perché, ovviamente, l’italiano medio vede –se mi sbaglio fatemi un fischio– ancora l’Egitto come agglomerato di piramidi cammelli e belle spiagge. E invece ecco qui la descrizione quasi grottesca di uno splendore alle porte, proveniente da Occidente, pronto a ingurgitare anche le strade cairote. La stessa via di mezzo si denota tirando le somme dopo un momento di tensione:
“Nessuno è intervenuto a separare quei due taxisti, il che mi è sembrato come ogni cosa in questa città: un semi-qualcosa.”
E leggendo di questo immobilismo qualcosa dentro si smuove, perché il lettore avverte che la frase non si adatta solo a Il Cairo. C’è però anche il paradosso di quell’Egitto, patria dell’Islam, che spicca –fa notare l’autore– come terzo stato per le visite ai siti pornografici, ma in cui al tempo stesso il fanatismo islamico addita lettori ed autori del genere come simbolo dei cristiani crociati che si battono contro la Chiesta dell’Islam. E leggendo questo passaggio finalmente ho la risposta: Aladdin traspone e non critica, sì, ma traspone intelligentemente, ponendo in luce i mille contrasti e le incoerenze della città che narra. Quella città scissa fra modernizzazione e spinta conservatrice, in cui i riferimenti a Rachid Taha, Al-Aswani, Cheb Mami, Khaled e addirittura Amr Diab si alternano ad evocazioni di G.G.Márquez ma anche Tom Hanks, “nuova stella di Hollywood”.
L’Egitto di Muhammad Aladdin non è il paradiso esotico di cui sogna l’italiano medio, e Il Sirente merita un plauso per questa costante nella sua scelta editoriale. I romanzi proposti dalla casa editrice sono infatti specchio reale –filtrato dagli occhi dell’autore che è anche artista, certamente– della quotidianità dei paesi arabi. E allora ecco la droga, la prostituzione, l’alcool, i desideri di amori quasi incestuosi, pervasivi, ma ecco anche la nonna che manda il nipote a fare le compere e rivuole indietro ogni singola moneta, contandole attentamente, o la zia che fa pressione sul nipote, il quale finisce per pensare: “certe volte mi mette l’ansia, quando con la sua solita franchezza mi dice che ormai sono diventato abbastanza grande ed è ora che inizi ad assumermi le mie responsabilità”. Non è questa la riflessione di ogni italiano fra i venti e i trent’anni che non abbia ancora trovato un lavoro stabile e che sente il richiamo di quelli che, nella loro generazione, hanno avuto la fortuna o il limite di potersi dedicare per l’intera vita ad un unico mestiere? Si inizia a leggere Cani sciolti pensando di trovarci una storia lontana, e si conclude scoprendo che questa stessa storia dice molto anche a noi italiani. A tutti quei genitori che: “ma no, il figlio era così tranquillo, stava sempre nella sua stanza e faceva la spesa per la nonna”. Occasione per riflettere, ma anche per sorridere davanti all’ironia dell’autore, amareggiarsi, scoprire che il mondo esotico non esiste più ma che l’occidente non è neanche unico modello, che infinite società ed infiniti mondi si sviluppano a metà, fra gli interstizi, al ritmo veloce di una scena d’azione, di una web serie, di un post su facebook, di una birra. Aladdin ha poi scelto di dedicare il romanzo, fra gli altri, a Magdi Al Shafee, che troviamo a sua volta pubblicato dalla stessa casa editrice italiana e che si è occupato della copertina dell’edizione italiana del testo. Un semplice favore fra amici, sì, ma anche il segno della produttività coesa degli emergenti intellettuali egiziani che non smentiscono la tradizione secolare che li ha preceduti.
Bene. Direi che per questa domenica è tutto con la narrativa e che probabilmente è ora di parlare anche agli stomaci. Sciogliamo quindi, ma non le briglie dei cani quanto… I formaggi.
Gnocchi alla fonduta di formaggi, pera e miele
Ingredienti:
Gnocchi di patate
Latte
Parmigiano
Stracchino
Pera
Pepe
Burro
Cipolla
Speck
Miele
Procedimento:
Ho scelto formaggi delicati perché non sono amante di quelli più forti, ma ovviamente si è liberi di optare per gorgonzola e simili. Rosolare la cipolla nel burro e poi aggiungere la pera aspettando che assuma un aspetto caramellato. Far abbrustolire anche lo speck. Tenere da parte. In un pentolino, sciogliere nel latte lo stracchino e una parte del parmigiano. Cuocere gli gnocchi ed aggiungerli alla pera con lo speck e la cipolla. Spegnere il fuoco e mescolare versando la fonduta di formaggi. Disporre nel piatto aggiungendo altro parmigiano, una spolverata di pepe e un giro di miele.
Buon appetito e buona lettura!