Uova di cuculo, Gassmann rifà il nido a teatro
Three geese in a flock, one flew East, one flew West, one flew over the cuckoo’s nest
Uno stormo di tre oche, una volò ad est, una volò ad ovest, una volò sul nido del cuculo
Certe volte le immagini valgono più delle parole, e quindi preliminarmente vi invito a guardare per dieci secondi questo video:
Quell’uccello implume era un cuculo, e non si trovava nel suo nido. Il cuculo non ha nido: depone le uova in quelli di altri uccelli. Ma il suo uovo si schiude prima, e ne esce fuori un uccellino che farà credere all’ospite di essere suo figlio; e quello lo nutre, esattamente come si fa coi figli. Crescendo, si libera come può dei fratellastri acquisiti, lanciandone le uova fuori dal nido. Plop, frittatina, come avete visto nel filmato. E lui cresce, cresce sempre di più, finché non spicca il volo abbandonando per sempre il nido usurpato e gli uccelli ospiti che l’hanno cresciuto e pasciuto.
Li chiamano parassiti, e possiedono meccanismi evolutivi che gli etologi stanno ancora studiando, perché hanno davvero dell’incredibile. Parassiti, quindi. Ma anche poveri diavoli, uccelli privi di nido, reietti dalla loro stessa natura e costretti a cercare riparo nelle case degli altri. Così è anche fra gli uomini. Ci sono uomini reietti dalla loro stessa natura prima ancora che dalla società; ci sono luoghi che pur non essendo le loro case ne diventano il nido, il rifugio, il riparo.
Qualcuno volò sul nido del cuculo è nell’ immaginario collettivo solo e soltanto il film di Miloš Forman che ha reso celebre Jack Nicholson, vincitore nel 1976 di cinque premi Oscar. Pochi sanno che è tratto da un romanzo di Ken Kesey scritto ben 17 anni prima, e reso poi da Dale Wasserman uno spettacolo per Broadway. Al di là degli adattamenti, e degli aspetti legati alla denuncia di quando accadeva (accade?) negli ospedali psichiatrici, la storia verte in fondo, e sempre, sul coraggio della libertà portata alle estreme conseguenze, e sul valore della dignità, che prescinde dalle condizioni personali, e della vita, che vale la pena d’esser vissuta solo se con dignità, spezzando una precocissima lancia in direzione dell’accettazione sociale dell’eutanasia e del suicidio assistito.
Daniele Russo veste i panni di Dario Danise, irresistibile nella cazzimma e nella guapperia cucitagli addosso dall’adattamento partenopeo.
Uno spettacolo ironico ed elegante, praticamente insopportabile negli acuti legati alla denuncia sociale, con quel suo Daniele Russo che veste i panni di Dario Danise, così sonoramente irriverente nei confronti del potere e dell’autorità quanto irresistibile nella cazzimma e nella guapperia cucitagli addosso dall’adattamento partenopeo.
Qualcuno volò sul nido del cuculo
di Dale Wasserman, dall’omonimo romanzo di Ken Kesey.
uno spettacolo di Alessandro Gassmann per l’adattamento di Maurizio de Giovanni,
produzione Fondazione Teatro di Napoli.Al Teatro Bellini fino al primo novembre 2015. Info qui.