I danni della sensibilizzazione
La spacciano per sensibilizzazione, ma spesso fa danni più che aiutare. Specialmente se diventa protagonista della scena mediatica. Spettacolarizzare il male e il dolore non significa informare e ancor meno aiutare. I rischi, s’intende, non toccano chi è lontano anni luce dai problemi messi sotto i riflettori, ma diventano trappole mortifere per chi vive in prima persona le vicende spiattellate sugli schermi.
Nell’ultimo periodo le reti televisive – generaliste e pay – hanno riempito i palinsesti con programmi e talk show sul tema della violenza femminile: donne vittime di relazioni patologiche, donne stalkerate, donne addirittura uccise da coniugi o fidanzati. “Amore criminale” su rai 3, per esempio, ma anche “Chi diavolo ho sposato?” e “Storie di violenza domestica” su Real Time, senza ovviamente tralasciare i teatrini della D’Urso su canale 5.
La spacciano per sensibilizzazione, ma spesso fa danni più che aiutare. Specialmente se diventa protagonista della scena mediatica.
La questione è la stessa anche per tante altre forme di patologia psichica o devianza. Ogni decennio, più o meno, assistiamo a una nuova rappresentazione spettacolarizzata del disagio sociale. Credete che tutti quei serial sulla droga abbiano aiutato i tossicodipendenti a mollare siringhe e polverine? Certo che no. Semmai si sono sentiti più fighi. E discorso analogo si può fare per i disturbi dell’alimentazione, dove schiere di ragazzine si sono fatte venire nuove idee per autodistruggersi osservando le protagoniste al cinema o in tv.
Sia ben chiaro: a essere messa in discussione non è la bravura degli attori o la qualità tecnica dei programmi, è proprio lo scopo degli stessi e le loro implicazioni sociali, su cui magari i responsabili della produzione potrebbero riflettere un po’. Nemmeno le testimonianze sono negative in toto: lo sono quando morbose, fatte indugiare su particolari inutili ai fini informativi ma essenziali per aumentare lo share. Per il resto del mondo, che forse – e si spera – non vivrà mai esperienze simili, il male resta un elemento talmente plateale da sembrare finto. O se proprio concretizzabile nel salotto di una casa sul lato opposto della Terra.