Oro Rosso
La bambina strinse forte la mano. Quel rametto rosso pungeva, ma non sentiva dolore, veniva da un mondo magico, quel mondo sommerso che lei avrebbe visitato un giorno.
L’uomo con lo scafandro glielo aveva donato dicendole: ” è prezioso”.
Lei gli chiese: ” cos’è?”, attese una risposta lunga a venire, il rumore del compressore che ricaricava le bombole era assordante. Lei chiese ancora e ancora, il palombaro spense il compressore, e finalmente le sussurrò vicino all’orecchio: “Oro Rosso”.
Guardo spesso quel rametto di corallo, che “l’uomo delle bombole” mi donò.
Non ha mai perso il suo bel colore rosso acceso. Ogni volta che lo tengo tra le mani ha il potere di farmi sognare ancora come mi faceva sognare, spiando dalla finestra lo strano uomo che abitava davanti a casa mia.
Era alto e atletico, ai miei occhi di bambina era un gigante. Capivo che lui era nel suo cortile, dal tintinnio delle bombole, che precedeva il rumore assordante del compressore. Strane attrezzature di cui non capivo l’utilizzo comparivano sul selciato.
Come un gattino curioso, sgattaiolavo e uscivo di casa, avvicinandomi a lui poco a poco. Tenevo le mani sulle orecchie per proteggermi dal rumore. Ogni volta lui sapeva e vedeva che ero lì. Sorrideva sempre, ignorandomi con gentilezza.
Un giorno presi il coraggio a quattro mani, andai dritta verso di lui e gli gridai in viso: ” tu chi sei?”. Mi prese per mano, mi portò davanti una grande vasca piena di pesci, e mi disse: “il palombaro”. Sgranai gli occhi e scappai via.
La nostra amicizia crebbe con il tempo. Mi aiutava a crescere giorno per giorno, raccontandomi storie di un mondo alle volte pieno di luce, alle volte oscuro.
Teneva viva la mia attenzione mostrandomi i suoi tesori: ancore, giare, conchiglie, coralli. Ma ciò che io chiedevo sempre di vedere erano le sue scarpe di piombo!
Ci infilavo i piccoli piedini, volevo camminarci dentro a tutti i costi, era come se per mezzo delle sue scarpe io potessi entrare nel suo mondo liquido.
I giorni d’estate passavano così , aspettando il palombaro e il suo carico d’oro rosso: quei piccoli rametti di corallo che bruciavano di luce al sole.
Un sabato pomeriggio attesi a lungo fuori dalla sua porta. Mai più sentii il rumore del compressore. Mai più udii la sua voce.
Portofino, quindici anni dopo. Il mare è irrequieto, quasi impaziente. La sua acqua non è cristallina come al solito. Mi tuffo emozionata, ho un appuntamento!
Mi porto in fretta vicino alla parete, ho bisogno di un riferimento in quest’acqua torbida. Finalmente, trovo il sentiero che cerco.
Lo seguo scrupolosamente, finché la vedo: “La Colombara”. Una magnifica grotta, che custodisce il tesoro: la magia di un ricordo dolce e amaro. Qui il corallo cresce rigoglioso, protetto dall’istituzione dell’AMP di Portofino.
Mille fiori bianchi, minuscoli tentacoli, ondeggiano alla corrente, come se fossero sfiorati dal vento. Lo stesso vento liquido che mi accarezza la guancia. Scatto una fotografia, un’altra ancora, e poi la più bella, da dedicare a te, uomo che camminavi con le scarpe di piombo, eppur leggèro sul fondo del mare.