Polonia: accanto a me, patate
Il mio buon proposito di leggere uno o due autori dei paesi stranieri che decido di visitare mi è piaciuto assai, quando finalmente ho deciso di trasformarlo in realtà durante il mio viaggio in Polonia. Era un training course su bullismo e cyberbullismo a Kazimiersz Dolny. Di sera però, dopo ore di workshop, conservavo le ultime energie per concedermi qualche pagina.
Ho portato con me Miłosz e Bruno Schulz, che poi mi hanno detto non essere considerato al 100% un autore polacco, ma anche in parte ucraino e ebreo, forse per lo stile o i temi trattati, oltre che per l’appartenenza religiosa. A me, comunque, sono piaciuti entrambi. I versi di Miłosz mi hanno spinto a forza la testa nell’apnea dell’oceano della sofferenza di una Polonia lacerata da comunismo, nazismo, devastazione di intere città. Il suo linguaggio si squarcia a seguire per cercare di coprire la vastità del mondo che il poeta vuole narrare: soldati, poeti, contadini, personaggi politici, artisti. Dall’aulico al gergo di strada.
“Sedevo a bordo campo, pensando e ripensando. / Accanto a me, patate”: è una frase del poeta che mi ha colpita per due motivi. Ovviamente, il primo è il linguaggio contadino con cui termina la frase dopo aver raggiunto picchi di lirismo. Il secondo, però è che le patate in Polonia io stessa le ho trovate davvero ovunque. Non è passato giorno senza che ne mangiassi una o due porzioni, a volte tre, quando i miei compagni di viaggio desistevano di fronte a cotanta monotonia. Io le accettavo come fossero pane, come fosse la nostra pasta, e allora eccomi a gustare purè, patate schiacciate, patate a dadini, frittelle di patate, patate nella minestra.
Accanto a me, patate: sempre. Con un pizzico d’ironia, trovo che anche questo renda i polacchi estremamente orgogliosi del loro buon Miłosz. Perché narra la Polonia tutta: quella di Copernico, quella delle guerre, quella dei poeti e quella delle patate.
Ecco, forse, perché quando lo nomino i ragazzi del gruppo polacco sono fieri che il loro storico Nobel, quello che nessuno conosce, ora che si parla di Szymborska, sia arrivato con la sua fama fino alle biblioteche pubbliche italiane. Anche Bruno Schulz mi ha colpita, ma per motivi meno legati alla Polonia. Schulz racconta un padre allucinato, un donchisciotte visionario, e il suo “L’epoca geniale” non fa altro che rendergli memoria. Miłosz invece nel suo “Trattato Poetico” va citato fedelmente:
Le citazioni
“Piangi, Europa, aspettando una carta d’imbarco.
Una sera, a dicembre, nel porto di Rotterdam
starà silenziosa la nave di emigranti”.
Non sembra la descrizione di qualcosa che oggi viviamo al contrario? Non basta sostituire un paio di parole per ritrovare richiami all’attualissima evidenza delle migrazioni, di quella che i media godono nel definire “emergenza migranti”? Ma poi, ecco di nuovo un linguaggio più che quotidiano:
“Cetrioli in salamoia nel barattolo
appannato, con un gambo di aneto.
Sono eterni”.
Anche quest’immagine banale è però impregnata di poesia. E si torna ad un aulico:
“Molto, molto ci sarà rimproverato.
Perché, pur potendo, rifiutammo la pace
del silenzio, i sogni degni di rispetto
nella struttura del mondo. L’attimo eterno
non ci attirò come doveva, né la purezza dello stile.
Invece volevamo smuovere ogni giorno
la polvere dei nomi e degli eventi
con le parole, poco badando al loro
e nostro svanire, scintillando”.
Ha tutto il tono di un manifesto poetico. Ma se il discorso è cominciato attorno alle patate, già troppo a lungo mi sono soffermata sulla poesia: passiamo ad altro. In Polonia ho finalmente assaggiato i veri pierogi. Ma non parlerò di questo cibo tipico, bensì di un alimento in scatola assaggiato in Polonia e facilmente riproducibile a casa, una scoperta inattesa.
La ricetta:
Paprykarz Szczeciński
Servirebbe dello sgombro affumicato, ma io spero che quando tenterò di riprodurlo con quello in scatola normale sottolio, vada bene ugualmente. Si tratta di creare una pasta spalmabile su crostini partendo però da una sorta di risotto. Strano? Non se lo si prova. Basta cuocere il riso e poi aggiungerlo ad un soffritto di cipolla con del concentrato di pomodoro, del peperoncino e lo sgombro. Sale e pepe, lasciar freddare e poi schiacciare leggermente affinché il tutto assuma le sembianze di una crema da spalmare sul pane.
A me è piaciuto molto. Attendo i vostri feedback sui consigli culinari e letterari!