La bellezza di essere umani
umano
[u-mà-no] n.m.
Etimologia: ← dal lat. humānu(m), deriv. di hŏmo -mĭnis ‘uomo’.
f. -a; pl.m. -i, f. -e
della persona, delle persone; che riguarda la persona, gli esseri umani: il corpo, l’animo umano; la mente umana; il linguaggio umano; la vita, la condizione umana; anatomia, fisiologia umana
che rivela sentimenti di comprensione e di equità, che ha un atteggiamento aperto, solidale verso gli altri: una persona molto umana; un giudice umano | conforme a sentimenti di umanità: un trattamento umano
ciò che è proprio della persona: l’umano e il divino; Io, che al divino da l’umano, / a l’etterno del tempo era venuto (Dante Par. XXXI, 37-38)
Questa è solo una parte della definizione che fornisce il dizionario Garzanti sulla parola umano, che è una delle mie preferite. Ché c’è forza e debolezza in questo termine. C’è infinito e piccolezza. C’è intensità e bruta concretezza. Ci sono io, ci siamo noi.
Non potevo, quindi, ormai un anno fa, non essere attirata da una meravigliosa pagina web dal titolo Humans of New York. Brandon, l’autore, dal 2010 raccoglie le storie degli abitanti di questa città che a modo suo è quasi uno spaccato del mondo intero per la mescolanza casuale di razze, religioni, credi, speranze, sentimenti d’amore e di odio, follie e generosità, meraviglia e sporcizia.
Ed è bello leggere di persone così uguali e diverse da me.
Ed è bello provare a immaginare tutte le vite che avrei potuto vivere e che mai vivrò. Ed essere, per un attimo, una manager che rimpiange il tempo perduto o una figlia di immigrati indiani che tenta di sradicarsi dalla sua cultura d’origine o una mamma che ha rinunciato a grandi sogni per portare avanti quelli di chi ama.
Humans of New York ci ricorda che il riscatto e la speranza esistono
Si possono fare molte critiche a questa pagina perché tutto pare costruito per commuovere, enfatizzare, catturare: dalle storie raccontate al modo di fotografarne i protagonisti, dalle parole scelte dall’autore e dalle sue visibilissime strategie.
Ma ci interessa davvero? Davvero è necessario – sempre – smontare qualcosa di bello per trovarne il difetto, la debolezza, l’artificiosità? A che pro? Solo per continuare a essere più cinici di quel che già siamo?
Humans of New York è un luogo meraviglioso perché ci ricorda che il riscatto e la speranza esistono. Ci ricorda che siamo tutti uno e nessuno e che la nostra storia è anche quella di qualcun altro; o che forse dovremmo smettere di lamentarci e renderci conto delle fortune che possediamo e ci dimentichiamo sempre di guardare.
Potremmo definire quella di Brandon una passione. O una missione. O semplicemente follia.
Ma importa davvero etichettare, giudicare, definire quando quello che conta è ciò che proviamo?
Guardare quelle foto, credetemi, offre la risposta migliore.