Perché non ho uno smartphone
Perché non ho uno smartphone. Me lo chiedono in tanti, troppi. Io mica ci avevo mai pensato al perché. Perché non compri un tacco 12? Forse perché non ti ci trovi, perché non sai portarli, o semplicemente perché non te ne frega niente. In effetti questo è il sunto: che non ne sento l’esigenza. Non so, da quando hanno fatto la comparsa i primi pc tutto è andato così di corsa. Il mio cervello non ce la fa, non è solo una questione di abitudine, per queste cose ci si nasce.
“Tu lavori sempre sul web, uno smartphone ti serve e whatsapp, scusa, non lo usi?” No. L’unica cosa che mi ricorda quella parola è una vecchia, godibilissima, canzone delle Four non blondes. O al massimo una simpaticissima pubblicità di non ricordo più quale birra. Ecco, mi becco dell’anacronistica a questo punto. Ma sarai bello tu che caghi con il cellulare in mano, io almeno leggo ancora il buon vecchio quotidiano locale che stimola non poco.
E che devo dire di più, non riesco a farmi una ragione quando vedo in giro ragazzini che muovono con spasmi che nemmeno una scarica di corrente il pollice sullo schermo. Io non so usarlo il pollice. Il mio è un semplice pollice opponibile, poco più evoluto di quello dei gorilla, ma mica tanto. Non si muove, non si articola destreggiandosi tra un’icona e l’altra.
Le icone poi. Tutti quei quadratini mi mandano in confusione. Io devo vedere liste, elenchi, al massimo elenchi puntati, ma griglie no, e soprattutto non colorate, non tutte assieme. Come fanno a colpo d’occhio a distinguere il minuscolo simbolo di un’app? Ma se vedo ancora a malapena i cartelli stradali senza occhiali. Che pretese!
“Ehi, ma se mi mandi un msg in pvt ok?” Ecco, è colpa degli smartphone se la lingua italiana a livello grafico sta diventando il triste circo di consonanti orfane di vocali.
Il mio cervello non ce la fa, non è solo una questione di abitudine, per queste cose ci si nasce. Come mio figlio che a nemmeno 4 anni fa scivolare i piccoli polpastrelli sul tablet come fossero dei pattinatori che danzano sul ghiaccio. Li alterna rapidamente, con la linguetta fuori, stretta fra le labbra, i riccioli biondi che gli solleticano le palpebre, intento a finire lo schema di un giochino che non so nemmeno aprire. Sono indietro, lo so, ecco perché non voglio uno smartphone. Perché, in fondo, non mi serve navigare se non sto al Pc. Perché se avessi uno smartphone probabilmente mi farei rintracciare e non potrei più assaporare il gusto del vento fresco che ti sferza le guance nel primo pomeriggio di una domenica d’ottobre. Perché non potrei rubare un corbezzolo rubicondo da un albero, cacciarlo in bocca e gustarne il sapore agrodolce senza sentire il bisogno di farmi un selfie e condividerlo con tutti i miei contatti Facebook.
Fondamentalmente non ho uno smartphone perché non me ne frega niente. E questa domenica vado a funghi.