Piccole vrenzole crescono
Le vrenzole, a Napoli, sono una categoria protetta.
Le vedi camminare a blocchi come le Bratz. Bocca “pittata” di rosso o al massimo rosa shocking, rigorosamente in leggins (anche se il loro peso si aggira sugli ottanta chili e passa e chi se ne frega) possibilmente leopardati, unghia rifatta piena di brillantini, capello liscio di piastra, occhiale da sole quasi sempre specchiato e riflettente, borsa firmata ma tarocca, zeppe e giubbotto fiorato proprio dell’ultima moda.
Sono affette da una rara malattia, la cromite e, quando decidono di abbandonare il leopardato, hanno la capacità di abbinare il loro outfit principalmente scegliendo tutto dello stesso colore, possibilmente rosa.
Si spostano in branchi, mai da sole, ascoltano musica dimmerda, possibilmente neomelodici freschi di lampada (giggidalessio è il loro Paul Mc Cartney) e vanno a ballare tutti i “sabbatisera” affrontando shottini come fosse latte di mandorla. Che buono il latte di mandorla.
Il loro mito è dolceeggabbana, perchè loro forse nemmeno sanno che sono due. Sanno niente di politica, ma conoscono a memoria tutti i tronisti e le troniste di “uomini e donne” e la maggior parte ha letto “tre metri sopra il cielo” e ha attaccato un bel lucchetto su parapetto di ferro vista Vesuvio. Il loro negozio preferito è Kiko. Sono sedentarie, spesso le trovi fuori ai bar ma se devono spostarsi lo fanno in due o tre alla volta su un unico povero ciclomotore, ovviamente senza casco altrimenti la piega dei capelli liscia liscia, appena fatta, non si vede bene.
Fanno dei selfie bellissimi, tutti uguali, tutti con la bocca un po’ a cuoricino come se dovessero ciucciare una cocacola (se tutto va bene)
Le riconosci anche dagli stati su fb: la punteggiatura non esiste e le acca e gli accenti sono un optional… tra loro si chiamano vita, amò, si lovvano tantissimo e si amano di bbene. E’ la truzza, la cafona, la tamarra: paese che vai vrenzola che trovi. Comunque, dicevo, piccole vrenzole crescono. Già perché questa branca dell’umanità deve pur essere piccola per un pur breve periodo della sua vita. Qualche giorno fa sono stata in una ludoteca, a fare un corso di cake design per bambini. Età media 7 anni. Mi infilo la giacca, quella che contraddistingue noi cake designer (sì, anche noi siamo una razza particolare) e inizio a spiegare. Beh, a metà lezione mi si avvicina una e mi fa: “ma mo, quann c fai berè comm s fann l’ogne“…
Panico. Questa frase, che non so nemmeno se sia scritta bene significa: “Gentile signora cake designer, ora che ci hai sapientemente spiegato come si fanno i pupazzetti di pasta di zucchero, quando ci mostri come si applicano le unghie finte?“. Sette anni. Sette anni e capello liscio di piastra. Maglietta di strass rosa e pantalone leopardato. Sette anni. Voleva che io le spiegassi come si fa alle unghie il french perfetto.
Gioia, tesoro, cuore, io al massimo ti faccio vedere come si fanno i trucchi di zucchero:
Per fare il fard realizzate un dischetto nero e uno più piccolo color crema e applicatelo uno sull’altro. Per fare il pennellone, create un cilindro nero, poi un cilindretto più piccolo grigio e una sorta di goccia marroncina. Unite tra loro i pezzi e con uno stecchino e fate delle incisioni per simulare i peli.
Per il rossetto, fate un cilindro grande nero e uno piccolino grigio, e uno medio rosa al quale con un coltello eliminerete parte della cima formando una punta. Unite tra loro i vari elementi. Per l’ombretto fate degli ovali, sempre uno nero per la base più grande e uno colorato da applicare su, più piccolo. Fate un piccolo salamino nero e due palline un po’ allungate marroncine. Unite la varie parti. Date un tocco di luce sulle parti grigie con la polvere argentata e sul fard con la polvere rosa.
Il vostro trucco è pronto, per le “ogne” però mi devo ancora specializzare. Vogliate scusarmi.