Alice Toklas, food blogger ante litteram
Volutamente questa recensione non fa riferimento ai “Biscotti di Baudelaire” che danno il titolo al libro nella sua edizione italiana: “The Alice B. Toklas Cook Book”, infatti, è molto più – o molto meno, secondo i punti di vista e ciò che ci si aspetta! – che un libro su ricette paradisiache di piatti a base di cannabis. L’editore italiano però ci ha visto lungo, pensando bene che delle madeleines verdastre in copertina ed il richiamo ai paradisi artificiali del poeta francese avrebbero fatto gola a molti. Probabilmente aveva le sue ragioni.
Il Libro di ricette di Alice Toklas, però – così lo chiamerò d’ora in avanti, ma il titolo, appunto, è “I biscotti di Baudelaire”, nell’edizione Bollati Boringhieri – è un concentrato di ricette radunate viaggiando per l’Europa e, indirettamente, nel mondo, di avventure vissute dalla storica coppia Toklas-Stein, una testimonianza diretta e non meditata sull’ascesa del nazismo in Europa e sulla seconda guerra mondiale con annesse carestie; una piccola grande storia d’amore fra due donne narrata a suon di aneddoti delicatamente accennati.
C’è la Toklas che raccoglie le fragoline di bosco per Gertrude Stein, c’è la Stein che si agita prima delle conferenze e desidera cibarsi soltanto di ostriche e melone, e la compagna appunta tutto sul suo taccuino e soddisfa il rituale della sua donna, che nel libro chiama continuamente per nome e cognome. Il Libro di ricette di Alice Toklas forse serve a questo: rivalutare una figura troppo spesso ritenuta marginale. Lei stessa, nel suo scritto, parla di sé come figura secondaria se affiancata a quella della più famosa scrittrice: usa ogni riguardo nei suoi confronti, asseconda i suoi desideri, sottostà alle sue scelte. Fin troppo oseremmo opinare oggi, sapendo che non sempre la Stein era disposta a fare altrettanto. Eppure, al contempo, è la Toklas stessa, con il suo libro di ricette, a dire chiaramente che si tratta semplicemente di due piani di ricerca diversi: la Stein approfondisce e produce letteratura, lei invece ha deciso di approfondire e produrre ricette e operare nel mondo della cucina in genere. È così che colleziona i segreti per cucinare il kobbeh orientale, la Sacher-Torte austriaca, i biscotti fritti tunisini, la salsa ali oli spagnola. È così che la ricerca della giusta ricetta per il gazpacho la trascina fino alla scoperta del cacik turco, e della leggenda secondo cui la minestra fredda iberica era un tempo cibo dei mulattieri spagnoli. Pur sottovalutandosi apparentemente, la Toklas reclama il suo diritto a scrivere anche lei, invece di rimanere figura a parte seppur circondata dai grandi intellettuali dell’epoca. E, così facendo, diventa una sorta di “food-blogger” ante litteram. Il suo food blog sta in queste pagine, dove si susseguono ricette curiose – ci sono i biscotti alla cannabis di Baudelaire, sì, ma anche la meno sorprendente e curiosa marmellata di cocco di Mallarmé – aneddoti di vita privata quali la ricerca di una cuoca e domestica ed i tentativi falliti, gli esperimenti in cucina e la cura dell’orto, i viaggi e gli ospiti che si scambiavano inviti a pranzo (“colazione”, nel libro) con la coppia , commenti personali sul cibo in scatola degli americani o sulle abitudini culinarie dei francesi, e consigli su come gestire l’orto, ad esempio.
In ultimo, quella della Toklas è una testimonianza appena accennata alla situazione storica dell’epoca. Attraverso le ricette raccolte e i momenti di vita, assistiamo all’avvento di quell’Hitler che lei stessa definisce davvero un po’ strano (p. 48 dell’edizione italiana). È così che ad un certo punto, dopo la strenua ricerca di una domestica che facesse il caso della coppia, Alice Toklas conclude: con la dichiarazione di guerra, noi, come chiunque altro, cercammo di adattarci di buon grado al nuovo modo di vita. L’epoca dei domestici era finita. Le due sono prese ad occuparsi dei feriti di guerra francesi, obbligate ad ospitare tedeschi, fino a che l’autrice confessa: all’improvviso ci rendemmo conto di aver fame, ma non dicemmo niente.
Poi, a riaprire le porte a una nuova serie di ricette, la Liberazione.
Su più piani il libro della Toklas è tutt’oggi di interesse. Questa food blogger inconsapevole resta madrina delle tante che oggi si apprestano a fotografare ricette e raccogliere curiosità culinarie, ma ha il valore aggiunto di aver vissuto in un’epoca in cui le informazioni erano difficili da reperire, le ricette non si cercavano online ma andavano implorate ai cuochi, che potevano rifiutare di rivelarle.
Quanto alle ricette della Toklas in sé, però, c’è da riportare il commento di mia nonna, che me ne ha consigliato la lettura: Il burro di una sola di quelle ricette io l’ho usato in tutta la mia vita.
Di certo, anche in tempi di guerra, non si può dire che la coppia Toklas-Stein abbia fatto la fame, rispetto a tanti altri, checché ne dica lei stessa.