Seppie a luci rosse
Amore, passione, odio, dolore, gioia, irritazione. Cerco di immaginare il mio volto cambiare in un caleidoscopio emotivo. Mi riesce abbastanza bene, ma non sono un’attrice e cado nel grottesco, come ogni santa volta che fingo un’emozione.
Che bello sarebbe poter esternare gli umori e le emozioni con dei colori. Ripensandoci bene un viso emozionato si colora di rosso sulle gote, e un viso arrabbiato di cosa si colora? Non so rispondere a questa domanda.
Associo spesso l’emotivo umano a quello animale, anche se non dovrei, non è professionale, è fuorviante. E se per una volta smettessi di pensare alle emozioni in modo troppo ” ragionato” e mi lasciassi andare all’irrazionale? Perché no! Pensate come sarebbe comodo disporre di tanti cartellini colorati, come quelli di un arbitro di calcio, ed alzarli in modo preciso e perentorio per smascherare il nostro vero umore. Cartellino nero: arrabbiatissimo. Cartellino rosa: tenera. Cartellino blu: serena. Sarebbe certo un po’ macchinoso, ma in natura c’è chi riesce a farlo molto più agevolmente: la seppia.
Le seppie sono animali schivi, non facili da avvicinare. Quella mattina nel Golfo d’Oman fui fortunata.
Era agosto, un caldo da urlo, parliamo di oltre 40 gradi sulla terra ferma. In mare la temperatura è decisamente più gradevole, mitigata dalla continua brezza che soffia e muove le acque formando correnti sottomarine decisamente imprevedibili.
La barca ondeggia, fatichiamo a tenere il punto fatto con il GPS, la corrente è forte anche in superficie. Ci immergiamo o no?
La visibilità come si usa da queste parti è pessima per via dei bassi fondali. Sì, ci immergiamo! E mi trovo attaccata alla cima di ancoraggio della barca come una bandiera al vento. Il fondo è lì, a pochi metri. Una volta raggiunto la corrente perde d’intensità. Dopo pochi minuti d’immersione come al solito mi perdo tutti, ma poco importa, conosco questo posto come le mie tasche. Per oggi l’Aquarius sarà solo mio!
C’è tanto pesce in giro, come ogni volta che la corrente si presenta ad ossigenare le acque. Sono emozionata, lo sento, qualcosa di speciale mi attende.
L’acqua verdastra non mi piace in fotografia, ricorda vagamente qualcosa di malsano, ho bisogno di fermarmi per impostare il bilanciamento del bianco in macchina. Il bilanciamento del bianco è uno strumento che mi permette di scegliere le tonalità di pastelli che mi permetteranno di colorare una scena. Non ne trovo nessuna che possa tramutare il verde in blu. Non fa niente, tornerò alle origini: il bianco e nero. Vi chiederete: “non ha ancora trovato niente da fotografare e già pensa a come fotografarlo?”. Ebbene sì, funziona proprio così!
Persa nei miei pensieri, mi accorgo solo all’ultimo di due tentacoli rivolti verso l’alto che sembrano intimarmi uno stop.
Emozione, bolle, respiro incontrollato: seppie, un maschio ed una femmina. Di solito sono solitarie e quando si accompagnano in gran numero è perché sono in fase riproduttiva. Sono emozionata è la prima volta che mi capita di incontrarle.
Cerco un appiglio e mi limito a star ferma; la femmina – presumo – continua ad alzare i suoi tentacoli con fare minaccioso, il maschio di notevoli dimensioni si limita al galleggiamento. Ci spostiamo nel fiume d’acqua in movimento, siamo solo io e loro. Mi fanno avvicinare sempre più, ma la femmina mi tiene a distanza di sicurezza. Cambiano colore. Magnifiche iridescenze scorrono sulla pelle in onde violetto, azzurro e rosso. Sembrano delle insegne al neon di un night club. Il maschio corteggia la femmina, che finisce con l’abbassare le armi ed ignorarmi; non può più fare il boia e l’impiccato: “Vuoi stare vicino a noi?“, sembra pensare, “Così sia!“.
I due amanti si sfiorano, il maschio cerca la femmina con il suo tentacolo riproduttivo, fremente d’inserirlo tra i tentacoli di lei, in una sacca contenente le uova . Il gioco va avanti per minuti, l’elettricità cresce, la femmina sta per capitolare.
Si portano muso a muso e poi con infinita dolcezza i loro tentacoli si intrecciano in un lungo minuto di passione. Le loro emozioni prendono colore, un arcobaleno chimico che lancia segnali come fuochi d’artificio.
Si staccano, lei gli volta le spalle, lui la cerca ancora ma lei lo rifiuta. È sbigottito. Non può far altro che starsene lì a guardare la sua femmina che ora non ha altro da pensare che alle sue uova fecondate. Lui non le serve più. Deve trovare un luogo opportuno per la deposizione. Non c’è più tempo per l’amore, bisogna pensare solo alla vita che verrà.