Il salto
Il salto è una metafora abusata. A buon diritto, ma passata, condita in tutte le salse e rimacinata, troppo spesso. Il salto è un movimento verso l’alto, la spinta che ti fa raggiungere una mèta che il tuo corpo aveva soltanto in potenza, non concessa dallo stato tranquillo della quotidianità.
Uno salta perché vuole sbloccarsi, sgranchirsi le gambe e mettersi alla prova.
Si salta per caricarsi e si salta per scaldarsi.
Si salta per il brivido della mancanza di terreno sotto i piedi, si salta anche perché i propri piedi battano più forte sul pavimento, scendendo.
In quel momento veloce ti si cambia la prospettiva, si modifica la percezione del tuo corpo, le misure e le grandezze si distorcono, il tuo peso trasla e poi si ricompone, fermo.
l’invito ad un incontro e il richiamo a qualcosa di nuovo, ad entrare in scarpe straniere, a mischiare le esperienze
L’imperativo ad aiutare l’altro a fare questo passaggio, questo movimento. Ma anche l’invito ad un incontro e il richiamo a qualcosa di nuovo, ad entrare in scarpe straniere, a mischiare le esperienze; tentare, senza impegno, senza obbligo, soltanto concedendo l’azzardo dello scambio. La prova.
Forse è necessario essere in ricerca, o lasciarsi rispondere istintivamente a quell’opportunità, a quel brillio di rischio e di ignoto. Uno può voler leggerci una semplice formula slang, qualcun altro poteva non aspettare che quella chance per darsi l’input a cambiare. Concederselo.
Ti scopri pronto per quel balzo, volenteroso, elastico, forte.
Io quel salto l’ho fatto. Ho voluto provare l’ebbrezza di cambiare lo stato delle cose che mi riguardano, di chiedere un parere, di mettermi sotto gli occhi di sconosciuti e provare a fare canestro nelle corde emozionali di sconosciuti. Il salto che qui viene richiesto è il boicottaggio delle banalità e della lettura delle righe soltanto per quello che sta scritto, si domanda di andare oltre ad un susseguirsi di lettere, di lasciarsi andare alla corsa dei pensieri, di immagini mentali, di palpitazioni, di sorrisi a mezza via.
Non è detto che, saltando, non si vada a sbattere la testa al soffitto di cui non ci eravamo preoccupati in precedenza, non si sa a che limite si può essere spinti da un’energia imprevista, da un incontro inaspettato. Ma l’aria, quando è in movimento, è di sicuro nuova, di certo più fresca, senza dubbio più leggera. E anche solo questo può bastare a meritare di caricare le gambe, far salire l’adrenalina lungo i nervi, passare dalle cosce ai polpacci, sentire i muscoli connettersi, piantare i piedi, alzarsi sulle punta delle dita e partire in slancio.