Tipi da palestra
I tipi da palestra sono tanti ed estremamente vari. Se state già pensando a Big Jym tutto muscoli o alla versione rinforzata delle fate da passerella, fate un passo indietro. Non sul tapis roulant, per carità, ché di modi per farsi del male ce ne sono infiniti, meno stupidi e più originali.
Tra attrezzi per potenziare i muscoli, cyclette e pedane vibranti, si annida un vero e proprio microcosmo del genere umano. Partiamo dal classico: i ragazzoni che “si vanno a pompare”. Giovani, aitanti e con l’immancabile canottiera blu (o rossa, ma mai bianca), per mettere in risalto il frutto di almeno quattro ore di allenamenti quotidiani.
Tra attrezzi per potenziare i muscoli, cyclette e pedane vibranti, si annida un vero e proprio microcosmo del genere umano
Si scambiano opinioni sugli integratori, sui cibi proteici e sui regimi ginnici. Non li vedrete mai correre: temono, così facendo, di “bruciarsi i muscoli”. Il dilemma che li affligge è se sia meglio fare tre serie da quindici ripetizioni o cinque serie da nove ripetizioni di sollevamento pesi.
I baldi non degnano di uno sguardo le Barbie. Ragazze e ragazzette che non abbandonano il glamour nemmeno mentre sudano. E loro sì che sudano. Trascorrono la maggior parte del tempo sul tapis roulant, con le cuffie nelle orecchie, i leggins neri, la canotta fucsia che si intravede sotto la maxi maglia griffata, in pendant con le scarpe. Vi lanciano occhiate furtive, per controllare se siete più belle, più alla moda, più toniche di loro. Ma quando notano che indossate pantaloncini corti e la prima canotta afferrata dall’armadio, che le vostre scarpe sono il modello più economico trovato da Decathlon, allora perdono interesse.
Poi ci sono le nonne e i nonni. Li trovate specialmente al mattino. E badate: non sono nonni comunemente intesi, col bastone o con il grembiule, pronti a sfornare biscotti burrosi. Nossignori. Sono gli over 60 che non si perdono una crociera, che passano le loro giornate tra caffè, Rotary club e centri estetici. Non hanno nipoti, o meglio: li cedono alle baby-sitter. Ma per beneficenza, s’intende. Questi giovani degli anni Cinquanta conoscono tutti, ma proprio tutti i frequentatori della palestra. Organizzano pizzate e gite domenicali in cui “è vietato mancare”, ma che in realtà sono allettanti solo da dopo l’età pensionabile.
Non possiamo tralasciare i lumaconi. Aspetto giovanile, ma niente fisico scolpito. Molti di loro tradiscono un discreto marsupio di birra e hanno braccia che se fossero staccate dal corpo potrebbero starsene appese al soffitto a stagionare insieme ai prosciutti senza dare nell’occhio. Il tratto inconfondibile, però, sono i capelli: lunghi fino alle spalle, raccolti in un codino tipo Fiorello negli anni ’90, e così unti che spremendoli si potrebbe cuocere un abbondante fritto misto. Se siete giovani, donne e sole, tentano subito un approccio. Sei nuova? Come ti chiami? Come va l’allenamento? Consiglio spassionatissimo – prima che si offrano come vostri personal trainer -: liquidateli. Basta anche uno sguardo, accompagnato da monosillabi, per far loro capire che non è aria.
E poi ci sono i nerd. Tra i 20 e i 30 anni. Segni distintivi: occhiali e fisico allampanato. Alcuni si portano l’e-book e leggono (si presume saggi di fisica o avventure fantasy o, chissà, racconti porno) mentre sollevano i pesi e fanno le flessioni. Accanto a loro ci sono le ragazze nerd – categoria nella quale mi auto includo -, il cui motto è: togliamoci sto pensiero e il prima possibile fuori di qui. Sono sempre spazientite e apparentemente misantrope, non celano l’irritazione davanti a un attrezzo occupato, perché hanno fretta di andarsene per fare qualcosa di più interessante. Non parlano con nessuno, ma si guardano in giro.
Infine le casalinghe. Non troppo disperate, a dire il vero. Sono loro le vere piante grasse della palestra. E non per il fisico, che somiglia piuttosto alle prugne Sunsweet, ma perché non cedono mai, sono sempre ad allenarsi. A qualunque ora del giorno voi andiate, state sicuri di trovarle. E, ovviamente, le sentirete anche dirsi tra loro quanto sono pigre e come, eccezionalmente, siano riuscite a ritagliarsi un’oretta tra i mille impegni familiari.