Ego te absolvo, il prete e il suo harem
“…e così poi ci sono andata a letto insieme”
“E che avete fatto esattamente?”
“Sesso normale, ma poi… ecco…”
“Poi? Sai che devi dirmi tutto…”
“Anche anale”
“Capisco”
“Era la prima volta?”
“No, non era la prima, è capitato altre volte”
“Capisco. Lo rifarai? Sei pentita?”
“No, prometto, sono pentita”
“E tuo marito?”
“Riparerò tutto, non lo tradisco più, giuro”
“Bene. Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine patris et filii et spiritus sancti”
“Amen”
“Puoi andare sorella, va e non peccare più”
Tornerà presto, potete scommetterci. A battersi il petto con me nel confessionale dopo essersi fatta sbattere in culo dal primo che passa, come al solito e come sempre, mentre il marito è al lavoro.
Povero cornuto, certe femmine hanno proprio il callo, hanno proprio il vizio. E io, che conosco per mestiere i peccati dell’umanità, posso dirlo a ragion veduta: nostro Signore c’ha visto lungo a punire Eva; Dio ci salvi dalle donne, che a trovarne una onesta è come cercare un ago in un pagliaio.
Quante troie che ci sono, assai più degli uomini. Loro in confessionale parlano parlano, confessano e si pentono: male azioni, invidie, bugie, corruzioni. Ma il sesso no, su quello il monopolio è delle donne. Gli uomini lo pensano, le donne passano subito all’azione, con pochi fortunati stalloni, beninteso, ma i loro peccati non riguardano quasi altro.
Una di recente me la sono scopata anch’io. Eravamo al raduno spirituale, e al momento dell’omelia delle cinque incronciandole lo sguardo ho subito capito che stava pensando a tutt’altro.
L’approccio col prete non è mai facile, ma a loro piace immensamente, è come se non ci fosse trasgressione più grande. Mi avvicinai chiedendole di ascoltarla. Ci appartammo in campagna, imboccando un sentiero che portava alla cascina. Mi disse che le faceva male il cuore pensando ai misteri dolorosi. E mi indicò esattamente dove le faceva male. Fu facile approfittare per toccare con mano quella ferita. Dopo trenta secondi era in ginocchio sul pavimento, ma non esattamente a chiedere perdono. L’assoluzione venne subito.
L’uomo è uomo, il prete prete, le dissi, come sempre dico a tutte. Deve restare tra noi, non lo dire a nessuno.
L’uomo è uomo, il prete prete, le dissi, come sempre dico a tutte. Deve restare tra noi, non lo dire a nessuno. Non lo farà, come non lo faranno le altre.
Adesso fanno cinque che mi sono scopato, quattro sono sposate, tre sono madri. Una l’ho messa pure incinta, poi per fortuna l’ho convinta ad abortire, è il figlio del peccato, non lo fare, sennò mi riducevo come Padre Maurizio della parrocchia di San Cosimo, tre isolati più al centro, che l’altrieri ha battezzato suo figlio.
Per la Pasqua organizzo un altro raduno; se mi dice bene almeno due dovrebbero venire. Sole e col marito fa poca differenza. Del prete non si dubita mai, le lasciano sempre venire con me, come se io non fossi uomo. Figuriamoci, se era uomo Cristo, come potrei non esserlo io.
All’inizio ci credevo. Mi confessavo con gli altri novizi, la vocazione c’era, ma la rinuncia al sesso era incombenza troppo grave. Finivo sempre col masturbarmi, almeno un paio di volte a settimana. Poi dopo che mi hanno dato la parrocchia ci ho rinunciato. Ho visto come facevano tutti e ho capito. Si può servire la Chiesa anche così, d’altronde fare il prete è un mestiere come un altro. Un modo di guadagnarsi la pagnotta.
Non c’è un collega che non abbia attività sessuale di qualche tipo. Una gran parte sono ricchioni, la maggioranza sono invece come me. Qualcuno è attratto dai bambini; è una cosa che non capisco, ma capita anche quello.
Certe volte le bambine in effetti ti guardano peggio delle madri. E’ chiaro che loro sanno quel che provocano, certi atteggiamenti non possono essere casuali. Don Paolo se n’è scopato una di tredici anni. Non toccato, scopato proprio. Non che lei fosse vergine, il fidanzato ne aveva diciassette. Evidentemente scoparsi il prete deve andare di moda tra le ragazzine.
Finisce che mi traferiscono, non mi conviene rischiare tanto. Proprio adesso che mi sono costruito il mio personalissimo harem
A me poteva capitare, ma ho evitato. Finisce che mi traferiscono, non mi conviene rischiare tanto. Proprio adesso che mi sono costruito il mio personalissimo harem. No, no, bene così. Pane, vino e figa sono garantiti, e posso pure campare cent’anni.
Ecco Graziella, la figlia di quella di prima. Se non mi sbaglio farà diciott’anni il mese venturo.
“Salve sorella”
“Mi perdoni padre, perché ho peccato”
“In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti”
“Amen”
“Tu devi essere Graziella. Sai che conosco tua madre?”
Ti sembro stronzo? Scusa, sto provando solo a mettermi in un punto di vista diverso dal mio, magari mi convinco. Non ti sembro stronzo?Spiegami perché nei commenti. E se vuoi approfondire, vai a leggere quaggiù la presentazione di questa mia rubrica.