La stella in più
Emma era una roccia. Alzava gli occhi al cielo e cercava tra tante la sua stella. Emma era una roccia almeno così dicevano tutti. Lei in realtà desiderava mettere la testa sotto il cuscino e dormire. Come fanno gli struzzi che mettono la testa nella sabbia. Aveva preso già le sue venti gocce di Novalgina. Da quando le avevano fatto il raschiamento soffriva di continue emicranie. La gente sosteneva che magari era colpa dell’anestesia. Sì, poteva darsi. Quindi senza pensarci più di tanto, quando le sembrava che mezza testa le stava per esplodere, tanto erano forti le pulsazioni, ingoiava le gocce amare senza fare storie. Le due linee rosa che appaiono sul test comprato in farmacia sconvolgono la vita di chiunque. Paura, gioia, allegria, timore ed euforia. Emma alzò la cornetta: mamma, sono incinta, disse gridando. Poi pensava a come dirlo a Carlo, con il quale era sposata da sette anni. Ci provavano da tempo. Emma odiava le vecchiette del quartiere, comprese le sue zie Emilia e Donata, che le chiedevano: Allora? Quando ce la dai questa gioia? Hai trentasei anni, mica sei una ragazzina. I figli costano fatica e sacrifici! Lei era pronta a fare questi sacrifici già da tanti anni. Guardava le vetrine dei negozi per bebè e aveva già deciso i nomi in cuor suo. Alessandra se avesse avuto una femminuccia e Davide per il maschietto. Nomi semplici, diceva, che non potevano essere storpiati. Quando quella sera tornò Carlo, a tavola gli diede un pacchetto: un astuccio di un vecchio orologio. Lui lo scartò non capendo il perché di quel regalo improvviso e poi la prese, la fece roteare e ballarono insieme cantando la loro canzone d’amore. Dopo tre mesi si ritrovò in clinica.
Allora? Quando ce la dai questa gioia?
Ora che di sera camminava tenendo la mano di Davide non poteva non alzare gli occhi al cielo e cercare la sua stella. Erano passati due anni, non ci sperava più. Il lutto che aveva dovuto elaborare l’aveva fatta a pezzi. C’era voluto parecchio tempo per rimetterli insieme. Ci pensava spesso alla sua stella, si chiedeva come sarebbe potuta essere quella vita se vissuta, viva.
Davide la strattonò: mamma, mamma! Le disse che aveva il pancino brontolante. Andiamo dai, si è fatto tardi. Ma ho già preparato il sughetto per fare le uova in padella come piacciono a te!
Per fare le uova in padella al sugo vi occorrerà:
Sugo.
Provola, fiordilatte o mozzarella avanzata.
Uova
Le quantità decidetele voi, ma regolatevi su un uovo a testa così il fegato non si affatica.
Mettete nella padella il sugo, riscaldatelo per benino senza farlo bruciare, mettete le fette di provola in cerchio quando sono sciolte a metà, aggiungete un uovo, come per farlo ad occhio di bue e un pizzichino di sale. Coprite con un coperchio e fate cuocere l’albume.
Quando è pronto fate scivolare con attenzione il contenuto in un piatto senza rompere l’uovo.
Prendete una bella fetta di pane e pucciate nell’uovo e sentite che bontà!
Chissà se questo piatto sarebbe piaciuto alla stella.