La scienza ci ha tolto la speranza
Vuoi mettere il vantaggio di poter dare la colpa all’ ira degli Dei per qualche malefatta? Gli oracoli e i sacerdoti erano lì a spulciare stelle e altri segni che indicassero il volere supremo? E una bella alluvione andava interpretata. E figuriamoci un terremoto, o un’esplosione vulcanica. Compresi i segni premonitori, i sogni, il volo degli uccelli, le viscere degli animali. Un lavoro infinito di ermeneutica divina. Oppure le visioni animistiche: è la terra che si vendica, il cielo che si ribella. Oddio, era sempre colpa degli uomini, ovviamente. Per violazioni varie, per le quali facevano le spese gli innocenti. Un po’ come le guerre, ma in forma metereologica o tettonica.
Ora la scienza ci ha tolto ogni speranza di poter cambiare le cose ingraziandosi gli Dei con doni, sacrifici e preghiere. Cambia il tempo? E’ colpa del riscaldamento globale, global warming per chi non può fare a meno dell’inglese. Una bella esondazione? Colpa dei palazzinari senza scrupoli. E il terremoto? Perché non si costruisce con sistemi antisismici. E i fiumi e i laghi che cambiano colore? Inquinamento o eccesso di alghe favorite dal troppo caldo (invece Mosè poteva vantarsi di avere Dio dalla sua parte contro l’odiato faraone carceriere).
Prima si viveva con il terrore per la natura, ora con il senso di colpa
Ci hanno tolto la mistica della tragedia, il conforto dell’impotenza, il piacere della riconciliazione. Tutto si è fatto meccanico, sillogistico, conseguenziale e , soprattutto, colpevole, quasi con nomi e cognomi. I sacerdoti sono i meteorologi, i geologi, i vulcanologi, gli ambientalisti, i chimici, i fisici, che ti puntano il dito sul viso con l’aria sicura dell’inquisitore: colpa tua. Ma la natura, eh? Che fine ha fatto? Gli elementi impazziti? Le viscere esplosive? Ma possibile che sia sempre colpa mia? Prima si viveva con il terrore per la natura, ora con il senso di colpa. Siamo passati dal contrasto tra scienza e fede, al dilemma tra conoscenza e psicanalisi.