La sfiga in amore
Povera Cesira.
La sfiga totale. Eh sì, quella sfiga che una volta che ti si attacca addosso è difficile togliersela.
Non la chiamerò sfortuna. No, è sfiga. La parola sfiga porta con sé un senso più profondo, più aggrovigliato, più nero, non trovate?
Sfiga. S-f-i-g-a. Provate a ripeterlo più volte, magari davanti allo specchio, e noterete quanto questa parola sia cattiva, accusatoria e perfetta.
In Il segno di Venere (1955) di Dino Risi è di questo che si parla in fondo.
Cesira (Franca Valeri) e Agnese (Sophia Loren), due cugine, due mondi diversi.
Agnese rimorchia – suo malgrado – a più non posso, Cesira non trova nemmeno un uomo interessato veramente a lei.
Scusate il linguaggio poco aulico ma quando si parla di certe cose come la sfortuna in campo amoroso bisogna impiegare al meglio gli strumenti linguistici che possediamo.
Tanto per cominciare, la parola stronzo.
Procediamo con ordine.
La povera Cesira in Il segno di Venere sogna l’amore. Lo sogna tanto, forse troppo.
Si innamora di ogni uomo che incontra sperando in un glorioso matrimonio.
Se da una parte è pur vero che rasenta il patologico, dall’altra c’è da dire che incontra parecchi stronzi, ma come ci suggerisce il sito Una parola al giorno bisognerebbe conoscere i molteplici significati della parola in questione. Potete scoprirli scaricando il documento in PDF “50 sfumature di stronzo”.
Una volta letto, vi consiglio di vedere Il segno di Venere e di divertirvi a collegare ogni significato ai personaggi interpretati da Vittorio De Sica, Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Raf Vallone, ovvero tutti gli uomini che hanno rotto il cuore di Cesira.
Ma la sfiga esiste davvero o è la persona stessa che se la crea?
Le cosiddette persone “sfigate in amore” sono vittime di qualche sortilegio o sono loro stesse a buttarsi nel circolo vizioso del fallimento?
Io la risposta non la ho.
Però consiglio la visione di Il segno di Venere, soprattutto agli sfigati in amore, perché si sa, mal comune mezzo gaudio.