La Resistenza è una questione privata
Una questione di vita o di morte. Una questione privata. Che cosa sono la Guerra, il Fascismo, la Resistenza, quando vengono messe in discussione l’idea dell’amore e la purezza dell’amata?
Nulla può la Storia, con la esse maiuscola, di fronte allo sgretolarsi delle certezze, di fronte al possibile tradimento. Non è l’Idea, ma è l’Amore che muove gli eventi. E la Storia non può fare altro che stare a guardare, e fare da cornice al dipanarsi di un dramma personale e, per questo, assolutamente universale.
E’ questo il concetto attorno cui ruota Una questione privata, di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nel 1963. L’ho incontrato quest’estate, e proprio di incontro si è trattato.
Non sono mai stata nei dintorni di Alba, ma è lì che l’ho visto. Sono riuscita a scorgerlo, perduto nei boschi delle Langhe, braccato dal nemico fascista, il partigiano Milton che correva alla ricerca della verità sulla sua amata, a costo di farsi catturare, torturare, uccidere. Perché che senso ha combattere, che senso ha vivere, se non per l’amore di quella Lei che forse ha tradito?
Il partigiano Milton torna con un suo compagno nei luoghi dove ha passato la sua prima giovinezza, fra i boschi attorno ad Alba, prima della Guerra. Il luogo più importante è la casa di Fulvia, una ragazza ricca, spensierata e passionale che Milton ha amato con tutta l’anima senza mai poterla possedere realmente. Fulvia non c’è più, è tornata a Torino con la famiglia e, nella villa piena di teneri ricordi, è rimasta soltanto una governante. Sarà lei a instillare il tarlo della gelosia in Milton, raccontandogli dei sempre più frequenti incontri notturni fra Fulvia e Giorgio, amico di Milton e partigiano anche lui.
Dall’istante stesso in cui Milton varca la soglia della villa di Fulvia, la Guerra non ha più importanza, la sua stessa sopravvivenza rimane appesa alla speranza che lei lo ami ma, soprattutto, che non abbia mai amato nessun altro.
Come un Tolstoj in salsa piemontese, Fenoglio intreccia così bene la Grande Storia con le vicende private dei protagonisti da non poterle più distinguere. La vita di Milton, la sua relazione con Fulvia non potrebbero esistere se non nell’enorme quadro della guerra e della Resistenza, così come la lotta partigiana sembra non avere senso se non illuminata dalla ricerca senza speranza di Milton. Il giovane protagonista non troverà il bandolo della matassa e non lo troveremo neanche noi.
Perfino il finale del libro resta in sospeso fra la vita e la morte di Milton, lasciando il lettore nella stessa incertezza fatale del giovane partigiano.