Le smaltipesche e gli omini sciocchi
Sono sempre stata una di quelle a cui viene da sorridere quando la gente chiede “ho troppe [nome della verdura/frutta in questione], che ci faccio?”. Sono sempre stata supporter della risposta “Te li mangi!”.
Però sono anche una di quelle che non imbriglia la creatività: azzardo abbinamenti, improvviso marmellate speziate, oso pazzeschi agrodolci. Abituata ad avere l’orto pieno di zucchine a cadenza annuale e in inverno l’ingresso di casa invaso da zucche, ho imparato l’arte contadina di cucinare con quello che c’è.
Adesso ho numerose pesche in frigo: tabacchiere, bianche, gialle, noci e percuoche. Meraviglia!
Nonostante io le adori da sole, come frutta, ho deciso di utilizzarne alcune per un dolcetto semplice, salutare e veloce. Generalmente non amo i dolci, prediligo il salato ed è questo il motivo per cui nella rubrica non avete mai trovato pasticceria crostate e quant’altro. Ma questo fresco dolcetto merita: essendo stato pensato per smaltire le pesche, ha quindi preso il nome di
Smaltipesche
Ingredienti
- Pesche
- Mandorle
- Miele o marmellata a piacere
- Cannella
- Biscotti (preferibilmente amaretti o digestives o grancereale)
- Vino bianco (ma credo che anche il rosso non ci starebbe male)
- Cacao amaro in polvere
Il procedimento è semplicissimo: tagliate le pesche a metà, svuotatele tenendo da parte la polpa. Mescolate la polpa con le mandorle tritate, del miele o marmellata, della cannella e i biscotti ridotti in pezzetti. Mettete la mistura nelle pesche a forma di coppetta, cospargete con dei corn flakes. Mettete in forno a 180° per almeno una mezz’ora. Verso la fine, aggiungete nella pirofila e sulle pesche un po’ di vino, richiudete il forno e lasciate che sfumi. Quando le pesche sono pronte, aspettate che si stiepidiscano o gustatele fredde. Spolverateci sopra un po’ di cacao amaro per accentuare il contrasto con i sapori dolci di pesche e miele. Io purtroppo l’ho comprato soltanto dopo aver già fatto fuori le prime due. Scommetto che anche una pallina di gelato alla crema di fianco ci starebbe da dio.
La citazione di oggi, invece, è estratta da un Nobel della Letteratura, un peruviano che oggi stesso avrò la fortuna di incontrare a Mantova, all’appuntamento annuale con l’editoria e la letteratura.
Parlo di Mario Vargas Llosa. Ho letto “La Casa Verde”: da tempo l’autore era nella mia wish list, ma essendo questa una sorta di papiro, è stata l’occasione dell’incontro che mi ha spinto a far saltare la cosa a “La Casa Verde”. Cosa c’è di più bello che incontrare un autore appena terminata la lettura del suo libro? Probabilmente soltanto incontrarlo quando lo si conosce in profondità, ma lì è un piacere diverso, è quello del fan, del critico. Il mio, oggi, sarà l’occhio di una lettrice alle prime armi che ha l’onore di guardare in faccia l’autore di un libro che ha apprezzato, che si complimenta come si complimentano gli amici, scrittori emergenti, che scrivono un libro che non è affatto male.
questo pensiero puntualmente mi spaventa e mi affascina.
Da amante della complessità delle cose, riporto un passaggio in cui essa emerge. Un evento, tre cause ipotizzate da tre personaggi diversi.
“- Perché non è morta? – diceva la gente. – Come è riuscita a vivere se le hanno strappato la lingua e gli occhi?
- E’ difficile poterlo sapere, – rispondeva il dottor Pedro Zevallos, scuotendo perplesso la testa. – Forse il sole e la sabbia hanno cicatrizzato le ferite e hanno impedito l’emorragia.
- La Provvidenza, – affermava padre Garcia. – La misteriosa volontà di Dio.
- L’avrà leccata un’iguana, – dicevano gli stregoni dei suburbi. – Perché la sua bava verde non solo impedisce l’aborto, ma secca le piaghe.”
Visti da lontano, questi tre personaggi ci sembrano tutti professare qualche strana credenza: una forma primordiale di medicina, una cristianità implorante, una ritualità indigena e primitiva. Eppure, cambiando parole e contesto, siamo tutti noi. Visti da lontano, sono certa che sembreremmo anche noi altrettanto sciocchi, paradossali, buffi. E questo pensiero puntualmente mi spaventa e mi affascina.
Vi lascio così: con le smaltipesche e la perplessità incussa da Vargas Llosa.