Quando slip e reggiseno non sono coordinati
il pendant è un vostro diritto o un vostro dovere
Chi scrive non è nella posizione di fare prediche: non solo ho mutande, reggiseni e pure eventuali magliette, orecchini, collane, calze e pantaloni (di solito uso i jeans, quindi il dilemma non si pone) coordinati, ma li abbino anche al colore della tazza, del cucchiaio e della tovaglietta per la colazione. La borsa, ok, mi pare scontato.
Ma stiamo andando fuori tema. Restiamo nell’intimità di tette avvolte in microfibra giallo paglierino e sedere fasciato da cotone verde acqua. Se il cruccio è che qualcuno potrebbe vedere lo scempio, si tratta davvero di un problema. Se invece si teme che seni e fondoschiena abbiano di che risentirsi, allora è il caso di parlarne. Parlare per esempio del fatto che il giallo paglierino ricorda la sabbia e il verde acqua il mare: non c’è motivo che litighino, anzi.
La verità – quella che solo voi potete sapere – è se il pendant è un vostro diritto o un vostro dovere. Se siete in grado di indossare una camicia da notte di seta, accendere una candela e un incenso profumato in camera, da sole, magari leggendo un buon libro oppure – ed è la stessa cosa – di infilarvi un pigiamino di Hello Kitty e non avere problemi a interrompere una conversazione su Skype (con videocamera, non barate) spiegando che volete continuare a vedere la serie delle Witches; se fate almeno una delle due cose, il pendant è un vostro diritto, non un dovere.
Nell’ipotesi contraria, sapete che cosa accadrà? Che voi o vostra madre sbaglierete il candeggio delle mutande, le quali diventeranno color salmone mentre il reggiseno si sarà fermato a un rosa cipria. O gli slip di pizzo in tinta petrolio saranno inesorabilmente da buttare perché qualcuno ve li avrà strappati con impeto in una serata focosa. E per carità, ve lo auguro (la seconda premonizione, ovviamente), ma poi dovrete fare i conti con il reggiseno, a cui, vi assicuro la cosa non farà altrettanto piacere.