L’ultimo lupo: uomo e natura contro
Libertà di lupo:
nella notte,
ululati e suoni.
Bestia solitaria e sovrana
Insegue l’aria,
sfuggendo a crudeltà umana.
L’occhio dell’ultimo lupo dà un’occhiata prima di rincorrere il suo destino nella steppa della Mongolia
Dopo “Sette anni in Tibet” e “Il nome della rosa”, il regista Jean – Jacques Annaud torna sul grande schermo con il film “L’ultimo lupo”, tratto dal libro semi – biografico “Il totem del lupo” dello scrittore Jiang Rong.
Una produzione franco – cinese che rende omaggio ad una delle creature più sorprendenti della natura. Corre l’anno 1969, anno della rivoluzione culturale cinese. Chen Zhen (Shaofeng Feng), studente di Pechino, viene inviato nelle zone interne della Mongolia per istruire i pastori nomadi. Indirizzarli al pensiero unico, più che istruirli. Chen Zhen, abituato ad una vita borghese, si trova catapultato in mezzo a paesaggi sconfinati, ai confini del mistico e abitati da tradizioni che mischiano uomo e bestia in maniera indissolubile.
Da un lato i pastori nomadi (i famosissimi cavalli Mongoli e i loro cavalieri abilissimi), mandriani convinti che nel regno animale ci sia un equilibrio impossibile da spostare. Pena? La confusione più totale.
Dall’altro lato, un funzionario pubblico convinto che la violenza sia l’unico modo per riportare l’ordine. In mezzo? I lupi e lo studente. I lupi, venerati e maledetti come degli dei. Bestie capaci di digiunare per ore, giorni, mesi. Prima di sferrare un attacco alle gazzelle le quali non riescono a sfuggire per aver brucato troppo.
Poi l’ordine dall’alto: per difendere le mandrie, bisogna stanare le tane delle lupe ed ammazzare ogni singolo cucciolo. Ed è qui che la narrazione prende vita. Lo studente decide di far salva la vita di un cucciolo miracolosamente scampato a questo stillicidio per allevarlo e studiare le sue abitudini.
Intanto, il branco si ribella. Nelle notti gelide della Mongolia, occhi gialli coperti da un pelo folto e grigio, si aggirano fugaci nella steppa. Studiano mosse, preparano tattiche. Per la vendetta e per nutrirsi. Natura, contro natura, contro uomo.
Nella bufera i mandriani non riescono a controllare i cavalli ed è questo il momento del lupo. Bestia estremamente intelligente. In mezzo alla neve che scende copiosa, avviene una vera e propria battaglia. Pochi feriti, pochi sopravvissuti. Solo lupi.
I lupi, venerati e maledetti come degli dei.
Ancora l’uomo che non sa da che parte stare.
Il piccolo lupo viene allevato e cresce. Anela libertà, ma il fatto di non aver vissuto in branco non lo farà mai accettare dal branco stesso. Intanto il funzionario del governo apre una caccia senza pari. La cinepresa riprende tramonti che sembrano essere dei veri e propri quadri. Ogni morte, ogni colpo di fucile è una sconfitta per lo spettatore che adesso è schierato dalla parte del lupo.
Una strage, con tanto di sensi di colpa. L’uomo si rende conto di aver commesso un grosso errore e rinuncia ad infierire su madre natura.
L’ultimo lupo, il cucciolo ormai diventato adulto, è libero di scegliere il suo destino.