Il valore dello scontro
Scontrarsi, ferirsi, c’è chi dirà che è un modo poco elegante di affrontare i conflitti, quello sbagliato, meno efficace. La gioia di un genitore è un figlio pacato, capace di opporre razionalità e un minimo di menefreghismo alle provocazioni. I miei con me ci sono riusciti solo in parte, diciamo la parte che riguarda la razionalità, mentre girare la faccia dall’altra parte mi riesce ancora difficile, l’essere irascibile e impulsivo di carattere non aiuta. Eppure ci sono famiglie, o vite intere, in cui la conflittualità sembra essere l’unico modo in cui si comunica, o forse che si ha a disposizione per comunicare. In questi ed altri naturali casi della vita lo scontro diventa inevitabile, ma ci vuole poco a capire che gli scontri non sono tutti uguali.
Scontrarsi infatti non vuol dire uccidersi, non vuol dire annichilire l’altro, neanche quando le parole sembrano taglienti come lame. Non vuol dire farlo per il solo gusto di avere ragione e, chiaramente, non vuol dire aggredire fisicamente l’altro. Lo scontro ha una sua etica, e forse anche un’estetica, proprio quando rinuncia a questi fini, diventando più simile ad un duello di fioretto Lo scontro che immagino io è tutt’altra cosa, è uno schianto di due rocce che si scheggiano all’impatto lasciando volare via piccole pietre
Lo scontro che immagino io è tutt’altra cosa, è uno schianto di due rocce che si scheggiano all’impatto lasciando volare via piccole pietre, come le nostre convinzioni più superficiali, meno radicate, quelle di cui faremmo meglio a meno; mentre ciò che resta intatto è qualcosa che non può essere scalfito, la propria identità, i pensieri che derivano dal modo proprio di sentire, la base da cui ripartire per ricostruirsi in modo migliore. E quando ad un certo punto ti rendi conto che chi hai davanti ha idee molto diverse dalle tue, ma la passione che ci mette nel difenderle è così grande, così simile alla tua, che pur desiderando, in fondo, di vederlo sparire dalla faccia dell’universo ti ci specchi, ancora una volta realizzi che in fondo siete entrambi umani, entrambi parte dello stesso gioco di cui vi affannate a cercare di capirne le regole. E allora tutto sembra più leggero.