Il giovane direttore d’orchestra
Oggi è un giovane e affermato direttore d’orchestra ma la prima volta che lo vidi era un adolescente esile e mingherlino con una cascata di capelli ricci e lunghi raccolti in una treccia che gli davano un’aria di intellettuale. I suoi occhi mobilissimi e allegri illuminavano un viso da ragazzino e un neo sulla faccia era un vezzo di una beltà giovane e pulita
Le sue mani mobilissime cominciarono a danzare sulla tastiera del pianoforte. Fummo subito conquistati da questo sedicenne che faceva musica e si divertiva come un ragazzino che si trastulla con i suoi giocattoli.
Si organizzò subito un concerto e Alberto Maniaci da pianista si trasformò in Direttore d’orchestra: un’orchestra formata da trenta ragazzi che lo seguivano come fosse un Maestro consumato dall’esperienza.
Il suo carisma e la sua musicalità si manifestarono quando sul podio cominciò a dirigere l’intermezzo della Cavalleria Rusticana; l’Orchestra Giovanile Mediterranea seguiva con attenzione ogni movimento che quel giovane artista tracciava dal podio nell’aria con la bacchetta e le braccia. La mano sinistra accompagnava il gesto, dava gli attacchi ad ogni sezione dell’orchestra e i musicisti attendevano diligentemente ogni suo movimento; il corpo dondolava seguendo una musica che si muoveva dall’interno sembrava scritta nella sua mente.
Non era più ai nostri occhi l’adolescente studente di Conservatorio ma un direttore d’orchestra di grande e annosa esperienza.
Cominciò così la nostra storia di affetto e musica con un giovane talento della musica siciliana.
Allegramente accettava con l’entusiasmo del bambino incosciente ogni incarico che gli affidavamo. Ormai aveva un soprannome altisonante ma che gli stava a pennello Amedeo Mozart, come le sue iniziali come il suo modo scanzonato e geniale di fare musica.
Non era irresponsabile sapeva perfettamente che ogni nota passava con facilità dallo spartito dove stava lì scritta e statica alle sue mani attraversando la sua sensibilità e musicalità.
Lo abbiamo seguito nei suoi percorsi di studio gioendo ogni volta dei suoi successi, acclamandolo dalla platea con soddisfazione e ammirazione.
Non era più ai nostri occhi l’adolescente studente di Conservatorio ma un direttore d’orchestra di grande e annosa esperienza.
A diciotto anni gli affidammo la direzione d’orchestra di un’opera lirica “DON PASQUALE” anche in quella occasione accettò con fervore. Dirigeva durante le prove seduto sullo sgabello con cipiglio riprendeva la giovane orchestra “riprendiamo dal 43…stai attenta è un SI bemolle ….” Ridevo divertita e rapita.
La sera della prima rappresentazione entrò nel golfo mistico con passo veloce e deciso salutò il primo violino e alzando la bacchetta diede inizio alla rappresentazione.
Cantanti, orchestrali, scenografa tutti giovani artisti promettenti ed entusiasti. Fu un successo!!!!
Il trionfo da dividere con ogni componente che aveva partecipato e dato vita a quella pazza e giovane esperienza.
Adesso Alberto Maniaci non è più una promessa della musica siciliana; è una certezza malgrado la sua giovane età. Si perché Alberto Maniaci è ancora un ragazzo.
Allegramente accettava con l’entusiasmo del bambino incosciente ogni incarico che gli affidavamo. Ormai aveva un soprannome altisonante ma che gli stava a pennello Amedeo Mozart, come le sue iniziali come il suo modo scanzonato e geniale di fare musica .
Ha tagliato i capelli, ha finito gli studi di pianoforte, direzione d’orchestra e composizione ma ha ancora lo stesso ingenuo e allegro sorriso ma soprattutto ha la stessa identica passione.
Ha diretto orchestre nei più importanti teatri in Sicilia, in Italia e anche all’estero; ha suonato il pianoforte da solista in concerti presso sedi prestigiose, ha accompagnato come pianista collaboratore famosi cantanti e ha composto splendida e appassionata musica.
Lo incontro per formulare qualche domanda so già le risposte perché le ho vissute con lui in questi dieci anni ma adesso da lui giovane e affermato Direttore d’orchestra voglio i riscontri da un ragazzo cresciuto giocando con la musica e vivendo di musica
Pianista, direttore d’orchestra, compositore quale di queste tre forme d’arte ti appartiene di più?
Questa è una “terzina” difficile da classificare! Sono tre discipline che fanno parte della mia vita avvolgendola a 360° gradi. Credo che l’una sia complementare all’altra, non potrebbe essere altrimenti. Il pianoforte è stato il padre generoso delle due sorelle, composizione e direzione, le quali non avrebbero avuto “solidità” senza il suo apporto costante negli anni. Oggi però, le prospettive e le aspettative legate alle tre discipline stanno prendendo in me un taglio ben più netto e deciso e quindi, probabilmente, sono in grado di darti una risposta. Il pianoforte è il mio angolo di pace, solitudine ed introspezione. Me lo ritrovo sempre nei momenti in cui ho bisogno di “evadere” dal quotidiano… ma al tempo stesso è anche la mia fonte di lavoro costante (come ben sai sono docente di Teoria e Pratica Musicale per la Danza presso il liceo coreutico di Palermo e ogni giorno accompagno le lezioni dei miei allievi tersicorei). La composizione è la disciplina di intelletto: talvolta un po’ cerebrale, molto ragionata, poco istintiva ma assai dedita al voler colpire lo spettatore con “colpi di scena” musicali. Costruire un brano a regola d’arte, per me, è quasi come se fosse un gioco di artigianato da trattare con pazienza, amore e dedizione. Ma è sicuramente con la direzione d’orchestra che mi sento libero; sono libero di costruire un pensiero e istantaneamente trasferirlo ai musicisti solo con l’ausilio delle braccia. Mi affascina tutto ciò che è legato alla comunicazione non verbale: parlare con gli occhi, con la mimica facciale, con la postura del corpo e riscontrarne immediati effetti sulla qualità del suono prodotto dall’orchestra; una magia senza fine. Sai infine cosa mi piace della direzione d’orchestra? Il poter instaurare uno spirito di squadra con le persone che ho davanti. Questa è la gratificazione più bella.
Lo incontro per formulare qualche domanda so già le risposte perché le ho vissute con lui in questi dieci anni ma adesso da lui giovane e affermato Direttore d’orchestra voglio i riscontri da un ragazzo cresciuto giocando con la musica e vivendo di musica
L’emozione provata la prima volta che sei salito sul podio?
Assoluto smarrimento! Se al di fuori, da spettatore, guardi la scena e dici “vorrei provare, non sembra difficile!”, appena sei sul podio ti ritrovi tanti occhi puntati addosso che aspettano una tua parola, un tuo gesto, una tua guida. E’ a quel punto che ti rendi conto che loro dipendono da te e si accorgono perfettamente anche da come ti proponi a loro se sei in grado di fare il tuo mestiere o sei un bluff. Anche questo è inspiegabile, ma è così!
Mai un’ incertezza , mai un ripensamento cosa ti dà questa forza?
Ma no, le incertezze ci sono e sono anche tante! Ma anche quando hai il cuore in gola e stai per entrare in scena (e vorresti essere da tutt’altra parte!) devi trovare assolutamente la forza per proseguire. The show must go on, sempre e comunque. Il professionismo si vede nei momenti in cui sei più fragile: stringi i denti e procedi…lo fai anche per loro, gli splendidi musicisti che hai davanti; non puoi deluderli!
Il ricordo più bello?
Lo sguardo felice e compiaciuto dei miei insegnanti, quando avevo fatto bene qualcosa. In particolare mi piace ricordare la figura di Piero Bellugi, scomparso da tre anni ormai, quando qualche mese prima di andarsene mi invitò a casa sua, a Firenze, per parlare di musica e di arte, chiedendomi di dargli del “tu”. Ha voluto condividere con me i suoi ricordi dei suoi studi con Bernstein, mi ha fatto visionare le partiture e gli appunti autografi di Dallapiccola che lui diresse in prima assoluta, mi ha mostrato la grande libreria del suo studio piena di partiture rare, mi ha portato a mangiare la “ribollita” come un fiorentino puro. Da quella sera non l’avrei più rivisto, ma è stata una gioia enorme per me aver condiviso i suoi ricordi.
L’emozione più forte?
Quando mi sono ritrovato agli ottavi di finale al Concorso Internazionale per Giovani Direttori di Besancon. Centinaia di persone mi vedevano concertare con l’orchestra francese e guardavano in un maxischermo il mio viso, le mie espressioni, sentendo anche cosa dicevo all’orchestra (ero microfonato). Mi sono sentito nudo! Ma tutto sommato è stato anche molto divertente!
Ormai sei un artista affermato, senti ancora la scarica dell’adrenalina prima di ogni esibizione o è subentrata l’abitudine?
L’adrenalina, quando è misurata e non si trasforma in panico, è salutare. Tiene alta l’attenzione e ti permette di rendere al 100%. Di solito quei piccoli crampi allo stomaco li vivo e mi fa piacere viverli, prima di iniziare un concerto. E’ pur vero che talvolta, soprattutto se ripeti tante volte uno spettacolo, ti adagi un po’ perché ormai è tutto rodato e allora diventa, come dici tu, un’abitudine. Ma devo tenere sempre a bada la musica… altrimenti io diventerei un commentatore passivo della musica che scorre davanti a me, non un comunicatore!
Prossimi impegni?
Dovrei andare a Novembre nuovamente a Beirut per un galà lirico per il Festival Beirut Chants e dare la possibilità ai ragazzi dell’Orchestra Giovanile Mediterranea di realizzare tanti piccoli eventi sul territorio siciliano. Bisogna portare avanti la musica realizzata dai giovani e prodotta dai giovani. Dobbiamo assolutamente cercare di portare bellezza in questa terra culturalmente abbandonata.
Ecco! Alberto Maniaci incarna lo spirito di un artista che crede che la musica sia volano per la cultura e che possa dare impulso all’entusiasmo di altri giovani musicisti.