La vita reale è un’altra cosa
Lui cercava di capirla.
Lei di cambiarlo.
Lui aveva disperatamente bisogno di sapere che lei c’era.
Lei voleva che lui ci fosse e basta. Tutti i giorni e tutti gli istanti. Senza orli né ricami, una trama semplice, definita, affidabile.
Lui le definizioni le sfuggiva, diceva che definire è limitare. Voleva fuggire, per poi essere fermato e tornare.
Lei voleva accanto un uomo che non fosse sempre da bloccare o rincorrere.
Lui da sempre, senza nemmeno saperlo, cercava qualcosa o qualcuno che lo facesse ubriacare, che lo stordisse, che lo facesse affogare e contemporaneamente lo tenesse a galla.
Lei adorava essere il mare dentro cui farlo perdere e ritrovare, ma il mare iniziò a prosciugarsi goccia a goccia quando capì che non riusciva a contenerlo.
Lui aveva un buco grande dentro. Quando la conobbe, desiderò subito che fosse lei a riempirlo. E se ne innamorò
Lui aveva un buco grande dentro. Quando la conobbe, desiderò subito che fosse lei a riempirlo. E se ne innamorò. Gli parve subito tutto chiaro, come quando un quadro è finito, metti via il pennello, non c’è niente da aggiungere, è così, proprio come deve essere. I singoli colori che lo compongono sono terribilmente imperfetti, così diversi tra loro che nessun pittore avrebbe potuto pensare di abbinarli, eppure il quadro è perfetto. C’è solo da conservarlo. Niente altro che proteggerlo dagli agenti atmosferici e dalle insidie del tempo. La perfezione non esiste, se non nella follia di pochi attimi, e comunque conosce solo il presente, l’attimo fuggente, non promette di durare oltre la magia di due corpi sospesi nel vuoto. Per lui esistevano solo quegli attimi, il resto non lo riguardava. Non quando la guardò, la notò, la volle.
Lei si innamorò perdutamente e non le importò se dentro quella profondità che avvertiva in lui avrebbe rischiato di farsi male. Fu solo dopo che iniziò a pensare di non farcela a percorrerla.
Lui vedeva il tempo passare e la magia degli attimi iniziali subire gli sfregi del disincanto, ma sentiva di amarla e non capiva perché non funzionasse più.
Lei lo amava e pensava che non avrebbe mai potuto funzionare.
Lui si logorava nel tentare di forzare la propria natura.
Lei si logorava perché si sentiva in perenne attesa della tessera mancante, un metro prima di una agognata meta immaginaria.
Lui voleva solo renderla felice, voleva che tutti fossero felici. Liberi e felici. Tutti, in un mondo in cui c’è spazio per aggiungere una porzione di benessere, senza doverlo togliere a qualcuno o a qualcosa.
Lei gli presentava il conto della sua infelicità. Si erano promessi di resistere, lo sapevano da sempre che avrebbero dovuto resistere, a tutto e a tutti. Ma lei non ce la faceva più.
Un giorno lui chiese: “Cosa ti ho fatto, perché mi detesti pur amandomi?”
“Perché tu non sei mai veramente tutto con me. Non ce la fai, è più forte di te. E io quella parte di te che è sempre altrove non posso accettarla. Mi fa stare troppo male.”
“Non puoi semplicemente accettarmi e lasciarmi libero di essere come sono?”
“Ci ho provato, ma tu, che ti senti incompreso e ti lamenti di non essere contenuto, in realtà non vuoi. Non vuoi farti prendere veramente. Cos’è che temi, di perdere la tua libertà interiore?”
“Forse solo che tu scopra che, alla fine, l’ambita meta tanto ricercata, in fondo, non era poi un posto così pregiato…”
“Che vuol dire?”
“Che forse, chissà, non c’è niente di così speciale, in fondo a quel vuoto. Solo vuoto, niente di più che vuoto”
forse, chissà, non c’è niente di così speciale, in fondo a quel vuoto. Solo vuoto, niente di più che vuoto
“Io ti amo”
“Anch’io, ma a volte l’amore non basta”
“Stiamo costruendo, mattone su mattone, un muro. Che porta verso lo spreco di quello che siamo. Sprecare i sentimenti è la più grande follia che un essere umano possa commettere. E’ il teatro dell’assurdo”
“Teatro, teatro… Tu pensi sempre di essere a teatro, attore/spettatore di qualcosa di artistico, di tragico, di poetico. Per questo, a volte, ti perdi la vita vera. Che è fatta di concretezza e anche di cose piccole, quotidiane, nessuna traccia di poesia. Non c’è il coro greco che accompagna le tue gesta ogni cosa che fai o che non fai. C’è molta merda da spalare, a volte, principino, senza per forza scomodare Sofocle e Shakespeare. La vita reale è un’altra cosa”
“La vita reale è quello che vogliamo noi per noi individualmente e come coppia. Tu cosa vuoi?”