Io non ci casco
Io non ci casco. E non ci cascate nemmeno voi, lo so. In effetti questa settimana ho un po’ barato: prenderò un oggetto (il dvd) per parlarvi del suo contenuto (il film) e mi servirò di quest’ultimo per raccontare la storia che mostra. Come una matrioska.
Io non ci casco è un film di Pasquale Falcone, uscito nel 2008. E del 2008 offre diversi reperti, specialmente tra gli oggetti: gli ultimi Nokia di successo, prima del boom degli smartphone, la chat di Messenger e la musica House. Prodotto in Italia e ambientato interamente nel Salernitano, a Cava de’ Tirreni, questo lungometraggio attinge però alla lezione del cinema francese, fatto di tragedia e commedia che si uniscono così saldamente da diventare un tertium genus. E così non riesci a piangere che ti scappa una risata, sorridi per una battuta ma dietro c’è l’amaro di ciò che accade. Vicende spicce, da piccola città italiana, rese tragiche dalla loro evidente prossimità. Un realismo quasi da tv, tipico di quei prodotti che ricostruiscono più o meno fedelmente lo spaccato italiano proprio per fare breccia sul grande pubblico. Verosimiglianza garantita anche dall’assenza di volti noti, visto che gli attori sono stati scelti direttamente nelle scuole superiori della Campania.
Marco ha quasi 18 anni e frequenta il liceo classico. Ha un gruppo di amici stretti e una ragazza, Angela, con cui si frequenta regolarmente. Ride e scherza preparando la festa di fine anno con il famoso dj Coccoluto come ospite; si arrabbia con Angela per gelosia; parte in sella al suo motorino nuovo senza allacciarsi il casco. E da quel motorino cade, spinto da una macchina e rimane a terra inerme, mentre chi è alla guida dell’auto fugge senza soccorrerlo.
Arriva quindi la tragica chiamata, quella che nessun genitore vorrebbe mai ricevere. Arriva per Lorenza (Rosaria De Cicco), una donna di mezza età solare e ancora seducente, che lavora in un’agenzia immobiliare. Arriva per Franco (Pasquale Falcone), che dirige una concessionaria di auto. I due hanno divorziato da qualche anno ed entrambi si sono rifatti una vita di coppia.
Al capezzale di Marco ciascun personaggio svela sé stesso parlando al ragazzo nel tentativo di svegliarlo dal coma. E’ questo l’escamotage, in realtà tipico di tanto cinema italiano e straniero, con cui il protagonista, senza intervenire nei fili della trama, permette allo spettatore di conoscere tutti i personaggi e tutte le storie che da essa si diramano.
tragedia e commedia che si uniscono così saldamente da diventare un tertium genus
Una conferma ulteriore di come il cinema narrativo usi proprio gli spostamenti di baricentro per costruire e far crescere la trama. Il protagonista che lascia il palco agli altri personaggi, il finale che rifiuta di farsi momento topico e spinge così la consistenza filmica nelle azioni precedenti. Questo stratagemma ha un grande vantaggio: non chiudendo il cerchio, elimina il rischio di un finale scontato, ma forse, dopo che ha prestato un’ora e mezza della sua attenzione, lo spettatore avrebbe il diritto di sapere e di capire.
Io non ci casco.