Terrorismo come ideale
Possiamo farci una domanda. Alla quale in tanti hanno tentato di dare una risposta. Parliamo tanto di terrorismo, di integralisti, di decapitazioni, perfino di settantadue vergini che attendono coloro che sanno sacrificarsi per una divinità. Ma come è possibile che nel nostro vicino Oriente, in tanti sono disposti a credere a tutto ciò, che noi consideriamo non solo illogico, ma perfino innaturale? Cosa rende così forte un messaggio da includere pure l’autodistruzione, come avveniva un tempo per i kamikaze (loro per l’imperatore)?.
Difficile a dirsi, ma certo in questi casi viene offerto un modello sociale, personale, etico certo, magari rozzo, banale, di sudditanza, ma certo. L’Occidente, che di ideali ne ha prodotti molti, pare assorbito solo da temi che dovrebbero, pur nell’importanza, essere secondari. Non si può vivere solo per l’economia, anche se a stomaco vuoto e con le scarpe strette non si fa filosofia. Senza un’etica condivisa l’anima collettiva si disgrega in fiumiciattoli insignificanti e si passa il tempo a litigare perfino sulle minuzie.
L’ultimo grande ideale che abbiamo creato, e per il quale molte persone dabbene si sono battute, è il sogno di un continente unito. Invece abbiamo istituzionalizzato le divisioni e le diversità di interesse. Così non si combatte e non si prevale. Quando il concetto più emozionante è la percentuale del prodotto interno lordo o il deficit di bilancio, di sicuro abbiamo problemi rispetto a chi offre una visione della vita, anche sbagliata e dannosa.