La civetta civettuola
Nessuno è più civettuolo di me. Che sono una civetta civettuola, con buona pace di tutti, pennuti e umani.
Gli umani usano questo termine per classificare una donna che si comporta in un modo lezioso e provocante. Tanto che la definizione di civetta, secondo l’assurdo vocabolario umano è: Donna che cerca di attirare l’attenzione e l’ammirazione maschile.
Ma quando mai.
Allora, io sono una civetta e sono pure civettuola perché mi piace attirare la vostra ammirazione, umani. Femmine o maschi è uguale, non faccio distinzione. E se è così è solo per una giusta causa.
Il termine civettuolo nasce perché una volta i cacciatori si servivano di noi civette per attrarre le loro prede, piccoli uccellini che si divertivano tanto al nostro sgraziato richiamo, ai nostri salti da prigioniere, al nostro ammiccare disperato. Finivamo male noi e loro, purtroppo.
Ed è andata a finire che civettuolo è rimasto un termine spregiativo o giù di lì. Forse in memoria degli uccellini abbindolati dalle povere mie sorelle, costrette a una involontaria seduzione nei loro confronti.
Sono antiche dicerie. Così restie a essere dimenticate. La memoria dell’uomo infatti è quasi come quella dell’elefante: non scorda mai nulla.
Come per esempio quando si dice di noi che portiamo sfortuna. Più o meno come i cugini gufi: appena si permettono di aprire becco per dire qualcosa, gli umani cominciano a toccarsi certi attributi in modo molto ridicolo e ad alterarsi vistosamente.
Povero cugino. Per forza che lo vedete poi sempre così accigliato. Diciamo che è perennemente incazzato col mondo degli umani. Si sente bistrattato e un po’ mobbizzato. A volte, qui lo dico e qui lo nego, per dispetto lo fa apposta a gufare, si concentra così tanto che veramente succede qualcosa di storto agli umani che lo ascoltano. Una specie di rivincita. Vorrei vedere voi, a essere chiamati uccelli del malaugurio. Pensare che invece il mio cuginetto è l’essenza della saggezza.
Ma per quale motivo io civetta sono considerata portatrice di malasorte non lo so davvero.
Pensare che una volta ero adorata come una dea. Avete presente Atena, la dea greca della sapienza? Ecco, ero io. E lo sapete che in Grecia c’è perfino il mio ritratto sulle attuali monete, tanto come su quelle antiche?
Mettetevi d’accordo, umani. La vostra memoria di elefante mi sa che viaggia a macchia di leopardo, tanto per restare in tema. C’è chi mi diffama e chi mi osanna.
Siete degli indecisi.
C’è chi mi diffama e chi mi osanna.
Ma spiegatemi perché diavolo secondo voi porto sfortuna, se faccio del mio meglio per difendere le vostre coltivazioni dai piccoli roditori e dagli insetti voraci, che sono il mio pane quotidiano! Non dormo di notte, veglio sul vostro sonno e vi proteggo dagli spiriti cattivi. Nulla sfugge al mio sguardo d’aquila. Ehm… no, vabbè, ritiro il paragone, che sua maestà Aquila potrebbe offendersi, ma voi mi capite.
Qualcuno afferma che non sono bella e non so cantare?
A parte che non vedo cosa c’entri con la sfiga, vuol dire che sono un uccello diversamente abile. Il mio canto è quello che è, non potrò certo partecipare al vostro festival di Sanremo. Ma se ce l’ho così, ci sarà una ragione. È comunque molto vario e sono in grado di farmi sentire nel silenzio della notte se avvisto un pericolo. Altro che portare jella!
Quanto alla bellezza, mi avete vista bene? Ho piume morbide, occhi enormi che vedono oltre, la testa che ruota in un modo per voi quasi sovrannaturale. Esiste qualcosa di più bello di me, tra i miei simili? Sono più aggraziata del cugino gufo e della sua consorte gufetta, e sicuramente sono più affascinante di compare allocco e signora allocca. Per non dire di mastro barbagianni.
E comunque sono qui a civettare con voi proprio per farvi ricredere su tutte le falsità che si dicono in giro su di me.
Sono venuta a farmi coccolare.
Lo so, sono una irresistibile ruffiana. Ve ne accorgete solo ora?
La prossima volta che incrociate la mia strada, senza farmi del male provate ad accarezzarmi la testolina. La mano umana sulla mia testa è il segno indelebile della fiducia che così sfacciatamente ripongo in voi. Dovreste accorgervene dal senso di beatitudine che mi si dipinge tra becco e occhi. Eh, gli occhi che non si chiudono mai sono un’altra diceria. Guardatemi come li socchiudo, beata dalle vostre coccole.
Certo, anche questo è civettare. Sono qui apposta. Voglio riconquistare la stima che una volta gli umani avevano di me fino a divinizzarmi. E se per farlo devo lanciarmi in astuzie civettuole, come non fuggire spaventata al vostro arrivo, strofinarmi contro la vostra mano, sorridere sotto il becco soddisfatta (vi sfido a dimostrare che non so sorridere), ebbene io lo faccio.
Tanto sono una civetta, civettuola per natura. Civettare è il mio mestiere.
(per il video qui sotto ringrazio la civetta Molla)
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=__DDeI_lT7g]