Punti di vista
Capita spesso che, riguardo a un avvenimento, ognuno abbia i propri punti di vista estremamente personali. Non è semplice essere d’accordo su tutto, proprio perché ogni persona è diversa e particolare. Ad esempio, davanti anche ad un semplice oggetto, io posso percepire una sensazione positiva e tu invece un’altra completamente negativa. Questo è “il bello del mondo perché è vario”. Sarebbe impensabile, anche se per certi versi forse meraviglioso, che tutti gli uomini e le donne fossero d’accordo su tutto, senza mai avere punti di disaccordo. Ma sai che noia mortale! Saremmo esattamente gli uni uguali agli altri nel modo di vestire, di parlare, di agire. No, credo proprio che non mi piacerebbe. La bellezza della vita sta in quella possibilità di conoscere e scoprire le differenze, che non sempre sono negative, ma che molto spesso invece aiutano ad accrescere la ricchezza interiore di ogni persona.
Quando ci si confronta su di un argomento, scoprire punti di vista diversi, può aprire la mente più di quanto ci si aspetterebbe mai. Può succedere che il nostro modo di pensare cambi drasticamente e si sconvolga la nostra convinzione. Per fare ciò bisogna avere la capacità di non essere eccessivamente testardi ed egocentrici, e aprirsi agli altri possibili mondi che ci circondano.
Un artista che mette in pratica nelle sue opere proprio questo concetto così complesso del punto di vista è Maurits Cornelis Escher, disegnatore e incisore olandese (1898-1972), in questi giorni e fino al 22 febbraio 2015 in mostra al Chiostro del Bramante di Roma. Tutto quello che l’artista faceva nelle sue creazioni era mettere in pratica il suo punto di vista. Osservava una situazione, un oggetto, un riflesso e lo riproduceva secondo il suo punto di vista. Alcune volte stravolgeva la realtà, ma altre, al contrario, era così aderente a ciò che guardava da dare quasi ai nervi tanta era la precisione.
Facciamo degli esempi pratici. Prendiamo il quadro intitolato Relatività del 1953. Tanti punti di vista reali e possibili che, uniti, diventano impossibili. Si tratta di un ambiente in cui si muovono personaggi simili a pedoni degli scacchi che salgono o scendono scale. Pareti che diventano pavimenti, finestre e porte che si trasformano in botole. Tutto dipende da quale punto di vista vengono osservate e vissute. La particolarità di questa immagine in bianco e nero è proprio il senso di paradosso che esprime. Sono infinite scene possibili, dipende da come vogliono viverle quei pedoni. Dunque il senso è proprio che non esiste un unico punto di vista. Esistono le vite di ognuno, che non si incontrano o scontrano, e che sono semplicemente differenti le une dalle altre. Solo una coppia in alto ci fa intravedere la possibilità di condividere uno stesso punto di vista. L’amore che unisce anche questa volta.
Altra opera intrigante di Escher è Mano con sfera riflettente. Non è altro che un autoritratto dell’artista riflesso in una palla di Natale. Qui l’autore rappresenta quello che percepisce direttamente, cioè la sua mano, e ciò che senza l’aiuto della sfera non riuscirebbe a raggiungere, cioè se stesso nella stanza deformata. In questa litografia vengono quindi a coincidere quello che sembra reale e quello che invece non lo è, ossia il riflesso. Una curiosità in quest’opera sta però nel fatto che, a ben osservare i particolari, troviamo un’incongruenza. La mano che regge la sfera sembrerebbe la mano sinistra dell’artista. In realtà, osservando bene il riflesso di Escher nella palla natalizia, ci accorgiamo che la mano è quella destra, cosa ancor più vera se aggiungo che l’artista era mancino. Si crea dunque una confusione tra realtà e riflesso che, stravolgendo la nostra percezione, aumenta l’aspetto illusorio dell’opera.
Un’altra opera assolutamente particolare di questo artista olandese è intitolata Mani che disegnano. Oltre alla indubbia bravura dell’illustratore, si può notare l’assurdità dell’immagine: due mani, ognuna delle quali disegna l’altra. Ancora un paradosso, una situazione illogica che ci viene sottoposta. L’attrazione che si prova davanti a questi disegni sta nel meccanismo che creano nella nostra mente nel momento in cui, osservandoli, tentiamo di darne una spiegazione razionale.
In conclusione si può arrivare ad un’unica e semplice costatazione: è sempre una questione di punti di vista!