Le Luci di Marco Ligabue
Ogni piccola pazzia ci fa andare più lontano… (Ogni piccola pazzia, da Mare dentro)
Mi affascina chi sa raccontare e raccontarsi. Sempre, naturalmente, sul filo delle emozioni, attraverso le emozioni. Meglio, se lo fa con semplicità e profondità, con serietà e ironia nello stesso tempo, trasmettendo senza troppi filtri e maschere la propria visione della vita e del mondo; rischiando, osando, inseguendo i propri sogni e mettendosi in gioco.
Un uomo, un artista, un italiano, un emiliano, un musicista, una persona vera che sa farlo è certamente Marco Ligabue, classe 1970, da Correggio, Reggio Emilia.
Meglio ancora, mi affascina chi sa raccontare, secondo la propria personale nota espressiva, una realtà complessa da decifrare come questa nostra Italia di oggi, così ricca di infiniti spunti, di arte, di culture e tradizioni, di risorse e anche di problemi. Un’Italia che non funziona, per mille aspetti, in gran parte conosciuti e dibattuti, ma anche un’Italia piena di Luci, Le Uniche Cose Importanti: come il titolo dell’ultimo album di Marco, altro, ennesimo, figlio di quella ricchissima fucina di talenti musicali, cantautori, personaggi, artisti a tutto tondo che è l’Emilia.
Sì, lui viene proprio da quel comune lì, Correggio, quello che, senza nulla togliere ai tanti altri aspetti e personalità anche eminenti della cultura italiana per cui merita di essere ricordato, da almeno una ventina di anni viene associato al suo stesso cognome: Ligabue. Non il pittore, naturalmente, ma la più celebre rockstar italiana, Luciano o solo Liga, che di Marco è fratello maggiore.
Eh sì, perché diciamocelo subito e togliamo il dente: tu leggi Marco e ti viene in mente Luciano, fosse pure come semplice riflesso condizionato. Non puoi fare a meno di pensare: il fratello di. Se poi lo guardi in viso, lo senti parlare, ne ascolti il timbro di voce, l’associazione è ancora più inevitabile: Marco e Luciano si somigliano come due gocce d’acqua.
Sono fratelli non per caso: stesso il background, stesso l’humus culturale e familiare in cui si sono formati. Parli con Marco e capisci subito che è un Uomo che hai di fronte, con la sua storia, la sua Verità, esattamente come quando ascolti Luciano; con naturalezza e semplicità ti racconta di sé, della sua vita. Prima da ragazzo, nella sua bella provincia emiliana, e poi da uomo, della sua famiglia, quella di origine e quella creata con Melania, la compagna, e Viola, la loro bambina di otto anni, con cui vive ad Alghero, in Sardegna, da dieci anni, terra meravigliosa che gli ha fatto scoprire un amore smisurato per il mare. Non a caso Mare Dentro è anche il titolo del suo primo riuscitissimo album da solista.
Il mare che è elemento naturale, ma anche il mare emotivo che ho dentro. Da ragazzo, vivevo poco il mare. Ci andavo nei weekend, per divertirmi, e basta. Poi, conoscendo la Sardegna attraverso Melania, ho scoperto una dimensione nuova. Del mare, e anche di me stesso.
Ci parli e la sensazione, a livello umano, è che prima dell’artista, della musica, dello show business, della patina di finzione che spesso le regole della comunicazione impongono, c’è un Uomo autentico. Quando ti dice della sua dimensione di padre, per esempio:
la nascita di Viola mi ha cambiato tutto. Sono diventato immensamente più sensibile, guardo la vita, le cose, il posto in cui vivo, la mia stessa professione artistica con altri occhi. D’altra parte, un cantautore racconta quello che vive.
Oppure quando ti parla dell’amicizia. Un amico in particolare: Piermario Morosini, il giovane calciatore scomparso improvvisamente a Livorno, mentre faceva quello che amava e che era anche il suo lavoro: giocare a calcio. Marco e Piermario erano molti amici, a lui ha dedicato la dolce e delicata Casomai, dal suo primo album:
Avevo voglia di raccontare attraverso una melodia particolare la sua dolcezza: Mario era un ragazzo davvero molto dolce.
O ancora, l’autenticità degli affetti e dei punti di riferimento familiari, quando, in un post su Facebook rivolto al fratello, dice:
E vabbè sono fatto come nostro padre che aveva bisogno di andare, di mettersi in gioco e di fare. Continuamente. Sempre. Prendeva certe palate… però sbagliava sempre di testa sua. Mi sa che io sono cocciuto, testardo e tenace proprio come papà. Ti chiedo consigli, anche se magari a piccole dosi. Detto questo, il tuo parere vale davvero moltissimo.
Sempre a proposito del padre, anche in relazione al momento attuale, ti racconta che
da ragazzo, appena finita la guerra, mio padre non aveva un soldo. Per campare andava in giro in bicicletta a vendere bottoni, cerniere e piccoli oggetti, in cambio di uova e galline; lavorava dodici ore al giorno e fischiettava sempre. Non aveva niente dal punto di vista dei beni materiali, eppure era allegro. Noi oggi, con quello che abbiamo, in confronto, dovremmo non lamentarci di nulla e invece è tutto un festival del lamento. Ecco, io voglio raccontare quello che nessuno racconta: la crisi economica non è per forza anche crisi di sentimenti, di valori, della famiglia, della passione. Giro l’Italia in lungo e in largo e vedo un sacco di gente che fatica, ma insegue i propri sogni. Gente bellissima.
Luci è l’acronimo di Le Uniche Cose Importanti, ed è proprio questo che volevo dire: guardiamo le luci, che ci sono in questo Paese. Non a caso, in uno dei singoli dell’album, Non è mai tardi, si parla di chi è capace soltanto di dare il suo meglio e lo fa fino in fondo.
la crisi economica non è per forza anche crisi di sentimenti, di valori, della famiglia, della passione. Girando l’Italia vedo un sacco di gente che fatica, ma insegue i propri sogni. Gente bellissima
Da vedere e da ascoltare il video e la canzone, tratta da Luci, de Il Silenzio è dolo, in cui Marco canta insieme ai bravissimi Lello Analfino e Othelloman la voglia di rompere silenzio e omertà. Il video è girato a Palermo in luoghi simbolo, come Capaci, dove avvenne il tristemente celebre attentato, e in particolare all’antico mercato della Vucciria.
La Sicilia è emblematica di quel che ti dicevo prima sui pregiudizi che noi italiani abbiamo su noi stessi: ci venni, al seguito di Luciano che suonava a Catania, per la prima volta nel ’91. Secondo l’immaginario largamente prevalente al Nord in quegli anni, mi aspettavo cose tremende: mafiosi, arretratezza, pericoli. E invece ho trovato una terra fantastica, piena di posti meravigliosi, di cultura, di Storia, di gente che ti apre il cuore e la casa, e di voglia di legalità e riscatto.
E’ curioso come dopo una canzone che parla, e mostra, la Sicilia, la traccia successiva nell’album mostri, invece, uno spaccato autentico di Emilia e del posto in cui è nato Marco: L’Equilibrista, cantata insieme a Paolo Belli e Beppe Carletti, ha il video girato nel cuore di Correggio. Anche questa canzone è una perla per musicalità e testo, e nel ritornello racchiude forse l’emblema di un certo modo di intendere la vita: l’equilibrista apre le braccia e va su un piede… Quale immagine migliore per rendere l’idea di apertura al mondo, della difficoltà comunque a rimanere in piedi ma senza mai rinunciare ai propri slanci?
Marco e la sua terra, le radici:
In Emilia siamo allegri, ci piace divertirci e probabilmente in tanti c’è anche del talento, se è vero come è vero che in nessuna altra regione c’è stato un simile fiorire di cantautori. Ma il talento da solo non basta; la differenza poi la fa la cultura del lavoro. E noi in Emilia per inseguire i nostri sogni sappiamo sbracciarci e lavorare duro.
il talento da solo non basta; la differenza poi la fa la cultura del lavoro. E noi in Emilia per inseguire i nostri sogni sappiamo sbracciarci e lavorare duro.
io sono un fan di Marco. E’ sempre stato un grande chitarrista e un ottimo compositore di canzoni, ma decidere a 40 anni suonati di mettersi a cantare poteva sembrare una pazzia, comunque richiede un bel coraggio. Lui lo ha avuto, ha lavorato duro e c’è riuscito.
A proposito di Luciano, non si può non chiedere a Marco Ligabue del rapporto col fratello, del se e quanto gli pesi questo continuo parallelo:
io e Luciano abbiamo un bellissimo rapporto, oltre alla sfera affettiva io lo apprezzo tanto, come uomo e come artista. Sono il suo primo fan, da sempre. E’ inevitabile che mi accostino a lui, magari vorrei solo meno superficialità. Mi piacerebbe che la gente ascoltasse le mie canzoni senza pregiudizi né in un senso né nell’altro, poi si può apprezzare o meno. Invece alcuni vengono ai miei concerti e chiedono “chissà se fa Certe Notti”… Ecco, questo un po’ dispiace, ma non importa. Io lavoro nello staff di Luciano sin dagli inizi, sono felice di farlo e nel contempo seguo la mia strada artistica personale.
E allora, in chiusura, ce lo metto io un riferimento al fratello, per un auspicio: avete presente Una vita da mediano, lavorando come Oriali, anni di fatiche e botte e vinci casomai i mondiali? Ecco, il mio augurio a Marco è di vincere i suoi personali mondiali, per tutte le cose che gli stanno a cuore: credo che la strada tracciata sia quella giusta!
Intanto, Marco è in giro per ogni angolo d’Italia, a suonare dappertutto, in compagnia del fido amico e chitarrista Jonathan Gasparini, a far sentire la sua musica e la sua energia. Che dal vivo, vi assicuro, passa per intero e rende bene: vale la pena ascoltarlo.