Karaoke, se lo conosci lo eviti
Il karaoke, forse l’invenzione più brutta del secolo, che poi sia quello di adesso o quello scorso non me ne frega niente. Non mi è mai piaciuto. Trovo che sia la perfetta valvola di sfogo per aspiranti cantanti falliti a priori. Esternazione della più becera voglia di mettersi in mostra. Quintessenza delle frustrazioni velleitarie di un niente che fuori dalla doccia non ha alcun senso di esistere. Ma chi va al karaoke? Ovviamente i più sfigati, quelli che se si comprassero il Canta tu e si limitassero alle mura domestiche in orari consoni farebbero meglio. Invece no. L’aspirante cantante fallito ha bisogno di casse da 300 W l’una e di microfono. E certo, perché se hai una brutta voce e sei stonato come le campane della peggiore chiesa di Caracas perché tenertela solo per te? Meglio fare dono di questo tuo pregio anche al resto del mondo. Amabile generosità.
Tale è il mio vicino di casa, ineffabile creatura di circa 32 anni, quindi nemmeno così giovane da poter essere scusato per l’alta dose di ormoni in circolo né abbastanza vecchio da giustificare il tutto con la demenza senile. No, lui è proprio idiota di suo e non fa nulla per celare questa sua idiozia, anzi, la spamma in giro come non ci fosse un domani. Come fa con le note del suo maledetto karaoke. E allora sì, maledetto Fiorello che hai avuto le bella idea di portare il karaoke sulle piazze italiane.
Sì perché poi queste cose t’incattiviscono. L’altra sera il vicino ha deciso di dare un party in giardino. Ok non siamo attaccati, casa sua è circa 100 metri dalla mia, ma complice il vento era come se avessi i suoi invitati in camera da letto, al punto che avrei potuto benissimo preparare loro pure un caffè. La prima canzone è un classico, Perdere l’amore di Massimo Ranieri, perfetta per cominciare con le corde vocali fredde. Uno strazio ovviamente. Ti restava il dubbio se stesse cantando un umano o se piuttosto avessero investito un gatto sulla statale lasciandolo a terra agonizzante. E la luna bussò è la canzone perfetta per la stronzetta di turno, quella che vuole farsi calcolare a tutti i costi e che esce sempre con le tette in bella vista. “E allora giù..,giù…giù” , con voce graffiante che le varrà una bella trachea infiammata per due giorni, mentre ti guarda maliziosa flettendo le ginocchia polpose e mettendo a dura prova la resistenza del tessuto della gonna inguinale.
Si passa poi per Ramazzotti, si strazia un momentino anche Ligabue con Balliamo sul mondo e sono le 01:15. Inizio ad arruffarmi. Il bambino meno male dorme da più di un’ora. Il problema sono io. Io che ho cantato per quasi 20 anni e che conosco tutto il repertorio della serata. Il problema è proprio quello. Il mio cervello non può esimersi dal cantare ogni canzone, nel ripassare ogni singola parola e inciampare tra gli acuti strozzati e le note prese a caso e buttate sul pentagramma che mi fanno sanguinare i timpani. E allora sì, maledetto Fiorello che hai avuto le bella idea di portare il karaoke sulle piazze italiane. Sono le 02:00. Fa caldo, la musica si schianta sui vetri delle mie finestre uccidendo le poche zanzare superstiti. Poi il silenzio. Qualche anima santa dev’essere andata a protestare perché la musica è cessata all’improvviso. La giustizia divina in terra esiste.