Strana e romantica storia del ladro innamorato
C’era una volta un ladro molto particolare che invece di attendere il calare delle tenebre per compiere le sue malefatte se ne andava a letto di buon’ora e se la dormiva della grossa fino a mattino inoltrato.
Ora, voi direte: che ladro è mai questo? Un ladro che ruba nel sonno? Proprio così. Il nostro ladro aveva infatti la capacità di sognare i sogni di perfetti sconosciuti, ovvero di intromettersi nel mondo onirico di un’altra persona e depredarla di quanto stava sognando. E i malcapitati si svegliavano il mattino seguente svuotati del viaggio da sogno nei mari tropicali, dell’auto di lusso da milioni di euro, del paese natale o del cavallino a dondolo dell’infanzia. Il nostro ladro, invece si svegliava felice e sorridente, ricco di esperienze meravigliose che mai avrebbe potuto immaginare con la propria mente.
Una notte il ladro rubò ad un ignaro dormiente il sogno di una casa
In un lettino a una piazza dormiva una ragazza bellissima, con un viso dolcissimo e i capelli di un profumo che gli parve meraviglioso, estatico e da quel momento inconfondibile. Si sedette accanto al letto e contemplò i lineamenti della ragazza, ne accarezzò i capelli e ne ascoltò il dormire profondo che quasi gli sembrò una tenera melodia. Rimase così per tanto tempo, senza accorgersi delle ore che passavano, della luna che cedeva pian piano il passo al sole e alla luce del giorno. E quando si svegliò, una strana e sconosciuta sensazione aveva ormai preso il posto dell’istinto rapace del ladro incallito. Quel mattino decise che non avrebbe più rubato altri sogni, perché aveva ormai la cosa più bella che si potesse immaginare.
Quel mattino decise che non avrebbe più rubato altri sogni, perché aveva ormai la cosa più bella che si potesse immaginare.
Una sera il ladro si appisolò, ma non sognò nulla. Allora riprovò il mattino dopo, ma ancora niente. Riprovò più volte, e a forza di cercare trovò il luogo dove sorgeva la casa, ma del giardino, delle mura e soprattutto della ragazza non vi era più traccia. Allora gli fu chiara la situazione: qualcuno, un altro ladro, gli aveva rubato il sogno.
Da allora il ladro divenne insonne. Non c’era più verso di appisolarsi, quasi che il sognare avesse ormai perso ogni attrattiva. Al povero ladro non rimaneva che vagare la notte per le strade di città e paesi in attesa dei raggi del sole. Aveva il cuore a pezzi al pensiero che non avrebbe più odorato quella soave fragranza che emanavano la pelle e i capelli della sua amata, che non ne avrebbe più ascoltato il respiro profondo e seguito con l’indice della mano i lineamenti del viso.
Passò così molte notti insonni a vagare nel nulla. Poi una notte il ladro si perse tra le vie di un paese. Cercò a lungo la via di casa, ma complice la stanchezza e il senso di tristezza che da tempo gli attanagliava l’animo, non ci fu verso di trovarla. Quindi, esausto e in preda ad un pianto profondo, accostò l’auto e appoggiò il viso al finestrino.
Fu quasi per caso, allora, che al di là della strada e degli alberi che cingevano il viale, notò una casa che gli parve familiare. All’inizio non ci volle credere. No, non è possibile, si disse. Quindi scese dall’auto, si portò a ridosso del cancello e dovette ricredersi. Perché quella era proprio la casa del suo sogno, della sua adorata. Il cuore gli parve esplodere nel petto. Quella casa esisteva veramente. Guardò il cielo, la luna era ancora alta. La notte sarebbe durata ancora diverse ore. Ma lui avrebbe atteso.
Tornò in auto, appoggiò la testa al volante e si addormentò come non gli capitava da chissà quanti giorni. E sognò, sognò di dormire tanto e di non essere disturbato da nessuno, finché una bellissima ragazza che abitava nella casa adiacente sarebbe giunta a svegliarlo bussando al finestrino.
Era un suo sogno. Non l’aveva rubato a nessuno.