La vacanza è dentro di noi
Progettare la vacanza è uno di quei momenti che mette a dura prova la vita di coppia, famigliare e anche il proprio equilibrio psicofisico.
Mia madre, quando ero piccola, arrivava a casa con pacchi e pacchi di pubblicazioni da consultare, in quei volumi, a gennaio, c’era scritto il nostro futuro di vacanzieri.
Pagina dopo pagina scorrevano, sotto le mani e gli occhi attenti di mia madre e sotto lo sguardo sufficientemente disinteressato di mio padre, luoghi, case, colori e regioni d’Italia che aspettavano solo di essere scelti da noi.
Poi, una volta scelta quale casa vacanze ci avrebbe ospitato, l’hotel non era contemplato tra le opzioni, erano un susseguirsi di telefonate per la prenotazione, il nostro viatico per le sospirate vacanze.
Oggi armati di PC, carta prepagata, santa pazienza, San Tripadvisor e Sant’Expedia cerchiamo di far combaciare la nostra natura con la nostra vacanza, cercando un luogo che ci rispecchi, individuando località, possibilmente esotiche, con cui far schiattare d’invidia gli amici rimasti a casa attaccati a Facebook.
Disperati tra siti che aggregano altri siti, che comparano hotel, bed and breakfast, catapecchie, divani altrui e non capiamo che la meta perfetta è dentro di noi.
Siamo amanti della folla? Fini estimatori della metropolitana nell’ora di punta senza aria condizionata dopo uno sciopero di 24 ore di tutto il personale dell’azienda di trasporto pubblico? Niente di meglio di Ibiza, Formentera, Mykonos, stesso effetto sardina, ma diverso afrore, da sentore di ascella sfatta da 10 ore di lavoro ad ascella ubriaca di olio solare.
Se invece temiamo l’umanità come Superman la Kryptonite? Allora sul web possiamo andare alla ricerca di qualche monastero abitato da monaci dediti al silenzio e alla clausura che potranno ospitarci nelle loro stalle deluxe dove degustare un menu degno di un re dell’ippodromo: avena, miglio, carote e per dessert zollette di zucchero che rischia di farci rimpiangere un sano digiuno depurativo.
Amiamo il caldo? Mare mare mare mare e sabbia, tanta sabbia, dappertutto, bollente e da affrontare anche senza ciabatte, a piedi nudi, noi come dei temerari Giucas Casella sui carboni ardenti alla ricerca dell’ombra del vicino, che è sempre la più fresca.
E se invece per noi i tre mesi estivi si riducono ad una lenta agonia fatta di sudore ed insofferenze?
Possiamo scegliere una meta nordica, precipitazioni da foresta pluviale e temperature non oltre i dieci gradi, armati di scarpe da trekking, canottiera, maglietta, maglione, felpa e impermeabile potremo aggirarci per le fresche strade del nord come omini Michelin.
Tante incognite davanti a noi, tutte a portata di click, novelli Marco Polo dal milione di pagine aperte in contemporanea, che compariamo, scartiamo ed infine selezioniamo e paghiamo quei quindici giorni di pace che in molti chiamano ferie e qualcuno chiama vacanza.
Giorni preziosi da pianificare, per rilassarci, divertirci, fare il pieno di energia per affrontare un nuovo anno lavorativo che ci attende dietro l’angolo.
Quindici giorni, forse meno, per riscoprire noi stessi e capire, magari, che ci stiamo anche antipatici.