Una piccola porzione di tempo illimitato
Il tempo… non lo vedevo da tantissimo, ma quel giorno amaro sentivo forte il desiderio d’incontrarlo, di toccarlo col mio affetto, di dare l’ estremo saluto a suo padre.
In tutti quegli anni, ciascuno per le sue strade, avevamo percorso itinerari diversi costruendo i nostri futuri.
Si cambia, ci si evolve e si diventa altri.
Quella mattina in Banca mi accorsi di Luca, suo fratello. Gli avevano fissato un appuntamento con la nuova Direttrice. Lo notai nella sala d’aspetto antistante il mio ufficio. Capì che non ero solo la Responsabile, nel momento in cui si accomodò dall’altra parte della scrivania e mi guardò negli occhi.
Ci avvicinammo commossi, gli chiesi di te.
Mi rispose che il lavoro ti aveva portato a Parigi ma in quei giorni eri a casa per via del dolore che vi aveva colpiti.
Ci abbracciammo malinconici e tristi.
Lo ringraziai Luca, tanto. E in cuor mio, per essere venuto quella settimana, quel giorno, in quell’ora.
La casa fuori città, immersa nella vegetazione come allora, ha sempre la stessa tonalità di bianco. Solo le palme sono più alte e il freddo è pungente. Sotto il patio un uomo alto, capelli grigi, avvolto nel suo cappotto scuro, osserva pensoso il mare. Mi avvicino, mi fermo, volta lo sguardo nella mia direzione… Sei tu!
Ti accorgi di me, ti vengo incontro, mi porgi le mani grandi e bianche. I tuoi occhi non sono cambiati. Il contatto caldo e accogliente del tuo viso mi coinvolge. Ti trattengo più di quanto credo avresti voluto: una piccola porzione di tempo illimitato…
Il mare si dona a noi fin nel suo profondo, mostrandoci in trasparenza stalagmiti, ventagli e grappoli d’uva nera. Spugne e tesori si svelano sotto enormi massi, ricci e oli di mare. Strie verdi fluttuano avvolte da trasparenze, e noi, insieme a loro, nell’immensità dell’azzurro.
Le tue mani ingigantite dalla lente dell’acqua, bianche come neve e raggrinzite, sfiorano le mie. Le ho viste farsi grandi in pochissime estati. Nei tuoi palmi tutta la vita e il tempo presente, e le mie nelle tue in giochi di tenere intese.
Ci lasciamo trascinare dalle correnti.
Nell’abisso non esiste realtà, siamo pesci tra i pesci e nel silenzio, due battiti e il respiro del mare.
Quelle estati limpide, poco più che bambini, nuotiamo cantando e poi tuffi da scogli sfuggenti di alghe muschiate, il sole riscalda la nostra spiaggia bianca.
Gioia dell’infinito estremo senso della vita: uniti sotto lapislazzuli di cielo, agghindati con zaffiri e diamanti di sale.
Non dire nulla, ché in questa piccola porzione di tempo illimitato, se tendiamo le mani arriviamo a toccarlo quell’orizzonte… il sole ci riscalda come allora.
Oggi nei tuoi occhi di allora brillano lacrime amare.
Quelle estati ci hanno segnato il cuore: nitide foto di un sogno reale, custodite nelle sale della memoria.
Non dire nulla, ché in quest’amaro freddo presente, corriamo verso l’orizzonte e lo sentiamo vicino solo per un momento. Non dire nulla, ché in questa piccola porzione di tempo illimitato, se tendiamo le mani arriviamo a toccarlo quell’orizzonte… il sole ci riscalda come allora.