Star
Era una star.
Alle sei di pomeriggio il sole non voleva saperne di smettere di picchiare. La spianata delle tombe del piccolo cimitero arroccato sul promontorio di tufo, di fronte ad Ischia e Procida era rovente, la luce eccessiva rendeva i marmi bianchi delle sepolture quasi abbaglianti. Le lacrime dei presenti si confondevano con il sudore che ormai li bagnava dalla testa ai piedi. Nessuno sbuffo, neppure ci si accorgeva dell’aria bollente nella quale si era immersi. Gli sguardi concentrati sulla bara e su due corde che vi passavano al di sotto, in testa ed in coda, sistema semplice ed efficace per calare il feretro nella fossa. La star non c’era più, almeno fisicamente. La terra l’avrebbe coperta per sempre, avrebbe chiuso il suo ciclo, spento il suo sorriso e terminata la sofferenza. La malattia non debilita solo chi ne è affetto, contagia tutti quelli che gravitano intorno a chi ne soffre. Tante volte si era sperato che tutto avesse fine, che si ristabilisse un ordine, che terminasse il tormento, che il sonno ritornasse profondo, pieno, ma in realtà non si è mai pronti abbastanza.
A chi muore non cambia nulla indossare un abito pesante o leggero, ma a chi tocca la sfortuna dell’attesa le cose stanno in maniera completamente diversa. Riguardare i tailleur o gli abiti interi che aveva portato con naturale eleganza, ai suoi faceva bene, trasmetteva un senso di consapevolezza, rassegnazione, quasi tranquillità
Quanto durò quell’attimo è impossibile dirlo, un momento prima era una persona viva, con tutti i suoi diritti e doveri, subito dopo solo un corpo immobile senza alcuna volontà. Il dolore, represso da tanto, vomitò all’esterno in tutta la sua virulenza. Una sorella la vestì di seta, con gli occhi annebbiati e i denti serrati, in un ultimo sforzo prima di abbandonarsi sfinita, libera di lasciarsi andare alla disperazione e al pianto. La malattia non l’aveva sfigurata, i suoi lineamenti erano tutti lì, a ricordare chi era stata. Una star, ma di quelle vere, una che non ha avuto necessità di nessun teatrino mediatico per esserlo. Lei era nata già così, una persona che avrebbe lasciato il segno in tutti coloro che ebbero il privilegio della suo affetto. Una donna che andava incontro alla vita con audacia e ambizione, una persona con la precisa consapevolezza del suo valore e delle sue idee, con la fermezza della sua autonomia di femmina, con l’idea precisa di comunicare sé stessa a chiunque avesse incrociato il suo sguardo fiero. Sempre impegnata, un marito, tre figli maschi da crescere eppure sempre presente per le persone a cui voleva bene. Un riferimento, una spalla forte, non aveva paura di niente, neppure delle peggiori notizie. Non era cinismo il suo, semplicemente rimaneva sempre attaccata saldamente alla realtà. preferiva affrontarla. maledirla se necessario, ma scappare mai, non era il suo stile. Aveva il carattere di un carro armato e se perdeva una battaglia sapeva deporre le armi con onore, senza sentirsi sconfitta, mai. Conosceva le regole della vita e sapeva come compensare il male con un bene che non avrebbe tardato a scovare.
Ebbe qualche nemico, soprattutto donne, ma non ritenne mai opportuno aprire davvero le ostilità, la star vinceva in partenza
Quel pomeriggio di luglio la vide viaggiare chiusa in una bara. Una giornata torrida, come se anche il clima volesse sottolineare l’eccezionalità del momento e renderle omaggio con una temperatura fuori dal comune, fuori dagli schemi come lei era sempre stata. Neppure la brezza marina riusciva a portare conforto, creava solo scompiglio ed alzava polvere dai cumuli di terra sui bordi della fossa. Ognuno affronta il dolore come viene. Due dei suoi figli ne erano atterriti, messi fuori gioco. L’altro entrò sudato in quella polvere, il viso sempre più nero, nero di dolore e di terreno, una patina di fango gli copriva man mano il volto, mentre con una pala seppelliva sua madre, in un ultimo gesto d’amore, come per assicurarsi che stesse comoda, che stesse bene. L’aiutò a spegnere la luce della sua stella, quella luce che adesso le costava troppa fatica mantenere accesa.
In me hai lasciato il segno, sono uno dei privilegiati. Ti ricorderò sempre.