Mezzanotte a Parigi: per chi suona il campanile?
Mezzanotte a Parigi. Il titolo poteva benissimo essere per chi suona il campanile?, considerando il fatto che Ernest Hemingway ha scritto una parte del copione.
A parte questa piccola battuta, il film risulta essere piacevole e a tratti brillante (i dialoghi del maestro Woody Allen sono impareggiabili). Il regista quasi ottuagenario sorprende sempre, nonostante la produzione incessante di film (ne scrive e gira uno ogni diciotto mesi circa). L’idea di questo viaggio nel tempo compiuto da uno scrittore di Pasadena, California con il meglio dell’arte otto – novecentesca in una Parigi luccicante e malinconica, è fantastica. Talvolta un po’ eccessiva, ma geniale.
La fatalità ed il romanticismo, caratteristiche letterarie tipiche parigine, rendono dolce un viaggio nel meglio del pensiero moderno. Forse eccessivo nelle citazioni.
Una famiglia cinica e superficiale, che ripone poche speranze nel futuro parente acquisito. Lui, lo scrittore, si perde nei meandri di Parigi dopo una “degustazione” di vini e allo scoccare della mezzanotte, al suono del campanile, sale a bordo di un’auto d’epoca, trovandosi catapultato nel bel mezzo di una festa a parlare di letteratura con Zelda e Francis Scott Fitzgerald. Il sottofondo di Cole Porter rende ancor più frizzante e stimolante lo scenario. Lo spettatore, più o meno colto, resta incantato poco dopo quando irrompe sulla scena Ernest Hemimgway. Gil (Owen Wilson) si innamora di Adriana, donna che seduce e abbandona tutti i grandi artisti dell’epoca. Tradisce Picasso per fuggire in Africa con Hemingway per poi tornare ed innamorarsi, appunto, di Gil.
Presa l’attenzione dello spettatore, ad Allen non resta che addolcire il tutto con battute che resteranno impresse nella mente di tutti, proprio perché recitate, tra gli altri, da Luis Bonuel, Pablo Picasso e Salvador Dalì. Per non parlare di un Poul Gauguin marpione e seduttore.
Il ritmo non è quello solito, frenetico, impostato dal maestro Allen. Questa volta il protagonista è un sognatore che cambia il suo modo di pensare (il vero cambiamento di Allen). E Gil a tratti si trova a camminare da solo immerso con i suoi pensieri. Parigi, forse, è la capitale Europea che meglio poteva accompagnare un meraviglioso cast, diretto magistralmente da Allen, e l’incontro delle migliori menti mondiali dell’epoca.
La fatalità ed il romanticismo, caratteristiche letterarie tipiche parigine, rendono dolce un viaggio nel meglio del pensiero moderno. Forse eccessivo nelle citazioni. Un film imperdibile, come tutti quelli del maestro Allen.