Cuore batte forte
Francesca sembrava molto scossa. E’ tornata in reparto di gran premura, a passi svelti e corti, spingendo un carrello più grande del solito, di merce presa alla rinfusa. Non che i suoi passi fossero stati più svelti o più corti del consueto, o la sua andatura claudicante particolarmente diversa dal solito, ma essi erano ritenuti, più svelti e più corti eppure insieme affettati, forzatamente uguali a sempre per lo sforzo di non correre, di non farsi capire scossa.
Ma lo era.
Lo era perché tremava, e le braccia esitavano più d’un attimo nella spinta del carrello.
Lo era nello sguardo, che tratteneva le lacrime, riuscendoci peraltro egregiamente, ma nulla poteva contro la sbavatura del mascara che inesorabilmente tradiva quelle poche già spillate.
– Qualcosa non va?
– Niente, tutto a posto. Sorride, procede per qualche metro.
Si gira: – davvero, tutto a posto, Rossella. Sono solo un po’ stanca, si vede così tanto?
E sorride ancora, procedendo con passi ancora più svelti e ancora più corti, mentre con una mano al petto cerca di celare la macchia di borotalco ancora umidiccia sul pullover. E’ tutto chiaro, siamo alle solite.
Rossella al sei-due-sei. E’ un comando in codice. Mi vuole il direttore. Adesso tocca a me. Devo farmi ancora coraggio, non è detto che vada sempre in un modo.
Il mio bussare è abortito dall’invito a entrare. La porta è aperta, appena socchiusa. Sapeva che fossi lì. Forse la videosorveglianza.
-Si accomodi. Entro.
– Chiuda la porta. Deglutisco. Faccio come dice.
– Si sieda. Mi seggo.
– Osservavo i rendimenti trimestrali, Rossella. Non posso fare a meno di constatare che poco o nulla è cambiato.
Annuisco senza replicare.
– Non capisco cosa ci sia di così impegnativo nel mantenere le medie richieste nel passaggio dei prodotti in cassa. Senza contare che le differenze inventariali nel suo reparto segnano un incremento del disavanzo del sette percento.
– Direttore, siamo sotto Natale… è normale, anche negli altri reparti…
– Rossella, sia gentile.
Si alza, va verso la porta. Non ne seguo il cammino con lo sguardo. Sono paralizzata.
Cuore. Batte. Forte.
– Proprio perché lo sa, dovrebbe prestare maggiore attenzione. Sento chiudere a chiave.
Cuore. Batte. Forte.
Un brivido lungo la schiena. Non so dire se per le parole, o per le sue mani sulle mia spalle
Cuore. Batte. Forte.
– L’azienda le affida le merci, deve trattarle come fossero sue – Si avvicina – Non farle rubare dai primi che passano.
– Direttore, è profumeria, sono piccoli oggetti, esposti ai piccoli furti. E’ dietro di me.
– Rossella, io purtroppo credo che il trentuno dovremo salutarci definitivamente.
Un brivido lungo la schiena. Non so dire se per le parole, o per le sue mani sulle mia spalle.
– Si giri.
Lo faccio, ad occhi chiusi.
– Credo proprio che lei.
Li apro.
– Debba essere gentile con me un’altra volta.
Il mio carrello è ancora più grande di quello di Rossella, più pieno di merci ancora più alla rinfusa; lo spingo a passi più svelti e più corti dei suoi, fingo di rifornire il reparto, ma molto poco di quanto ho preso mi servirà davvero.
Ho il borotalco sulla maglietta, quel sapore torbido ancora in bocca.
Il mascara immacolato, il trucco perfetto. Accuso meglio la gentilezza sulla mia anima, anche se tutti sanno.
– Qualcosa non va? Niente, tutto a posto.
Sorrido, procedo per qualche metro.
Mi giro: – davvero: tutto a posto, Beatrice.
Sorrido di più.
– Grazie, comunque. Dice il direttore che domani ti deve parlare.