Non lamentatevi di un cielo azzurro
Non lamentatevi di un cielo azzurro? E che razza di ammonizione è?, vi starete chiedendo.
Nessuno ammetterebbe mai di lamentarsi di un cielo azzurro.
E io sono già tre volte che cantileno questa espressione tra titolo e articolo, accantonando la mia antipatia per le ripetizioni (quelle scritte, s’intende, ché rovinano la sonorità; quelle vocali possono essere utili, rassicuranti, purché non diventino ossessive).
Insomma, che vi piaccia o no, anche voi vi siete lamentati di un cielo azzurro. (Quarta volta, lo so). Lo state facendo anche ora, che sbuffate per il caldo peggio delle locomotive ottocentesche.
Ricordarvi che l’estate italiana ha un range di temperature medie di 25-35 ° C e che quindi siamo perfettamente nella norma non sarà un valido deterrente alla nenia di queste settimane.
Che poi, se inizia a piovere va male uguale, perché che estate è senza il sole e senza il caldo? Avete prenotato le vacanze e non vedete l’ora di spiaggiarvi in luxury o rusticissimi resort. E di tirare fuori, quel costume da bagno per cui avete mangiato cereali Fitness a colazione già da gennaio.
Ma accipicchia, la spiaggia ha la sabbia. E la sabbia si attacca alla pelle, perché sui vostri arti lattiginosi avete spalmato damigiane di crema protettiva. Quella che vi ha venduto la tipa del Bronze Club, appurando che le lampade del suo centro non hanno sortito alcun effetto (naturalmente lei l’ha snocciolata con classe: l’abbronzatura emergerà come d’incanto al contatto della vostra pelle con la salsedine, è una tecnica d’avanguardia importata dall’Australia – il che spiega anche perché l’avete pagata tanto – questo siero – siero fa sempre più chic di crema – potenzierà al massimo i risultati del trattamento. Sono 50 euro a jar –perché barattolo è troppo plebeo e voi che magari l’inglese lo ignorate dagli anni della scuola vi siete immaginati una giara). Tant’è. Avete obbligato anche i pargoli a impiastricciarsi di Nivea bimbi colorata. Adesso avete le mani impanate e pronte per essere fritte in padella.
Attraverso svariate operazioni e strategie di ripulitura siete finalmente riusciti a sedervi sul lettino. Rilassatevi e guardate il cielo azzurro.
No, è vero, non potete, ci sono i Ray Ban a impedirvelo.
Iniziate a sfogliare l’ultimo numero di Vanity Fair o della Gazzetta, ma ecco Tina che non trova il suo secchiello.
E’ proprio lì, davanti a te, tesoro. Dite con tutta la calma che vi resta in quei corpi già sfiancati di Fitness, Bronze e Sun.
Fosse così semplice.
Tina intendeva il secchiello arancione, non quello fucsia. E voi il secchiello arancione l’avete lasciato a casa, perché in valigia non c’era più posto nemmeno per un mini tampax.
Tina piange, Pietro ridacchia perché per una volta non è lui a essere rimproverato per i capricci.
Decidete di risolvere la questione con la focaccia. La focaccia alle olive. Quella che vendono nel baracchino sulla spiaggia.
Avete ripristinato l’ordine, e per almeno dieci minuti regna una sorta di magico equilibrio. Propp sarebbe fiero di voi e della focaccia alle olive.
Chiudete gli occhi e:
Come scorrea la calda sabbia lieve
per entro il cavo della mano in ozio,
il cor sentì che il giorno era il più breve.
E un’ansia repentina il cor m’assalse
per l’apressar dell’umido equinozio
che offusca l’oro delle piagge salse.
Alla sabbia del Tempo urna la mano
era, clessidra il cor mio palpitante,
l’ombra crescente d’ogni stelo vano
quasi ombra d’ago in tacito quadrante.
Nessuno ammetterebbe mai di lamentarsi di un cielo azzurro
Nel frattempo Tina e Pietro, con la pancia piena e le mani unte di focaccia, picchiettano sulle vostre gambe che, da mozzarella di latte vaccino, aspirano almeno a diventare pecorino semi-stagionato. Il bagno, vogliamo andare a fare il bagno!