Storie di ciabatte
Ieri ho preso a ciabattate il sedere di mio figlio. Sembravo indemoniata. Ma il livello di soglia è stato superato. Dopo un anno di piscina ha cosce e glutei duri come la pietra e se gliele suono con le mani, mi faccio male io. Per carità mammine perfette, non insorgete contro di me. Voi che siete del partito “meglio dialogare con i propri figli che sculacciarli” statemi lontana. Io non sono perfetta e non ho figli perfetti. Ovvio e banale che una mamma deve parlare e dialogare con il proprio bambino, sempre, ma io quelle delle frasi fatte e le Mrs perfezione non le sopporto proprio. Lascio a voi il bon ton e il savoir faire, la pedagogia e tutto il cucuzzaro. Ti ci devi trovare nelle situazioni, e poi, forse, puoi dirmi se ho fatto bene. Situazione: Nicolò, da poco settenne, ieri si è allontanato senza il mio permesso, dal viale dove c’è la nostra casetta in campeggio. Ogni tanto ci sta. In genere passano cinque minuti e torna. Di regola voglio dargli fiducia, e cerco di sorvegliarlo da lontano, senza assillarlo. Ma ieri dopo più di mezz’ora non tornava. Io stavo finendo di lavorare, quando mia cugina entra spaventata dicendomi che il suo e il mio bimbo, sono entrati nella piazzola di gente sconosciuta. Mi viene riferito che “la di lei sconosciuta” stava facendo la doccia e il marito era di schiena al PC che lavorava. Dalla bocca del marito sembra sia uscita la frase “ci vediamo dopo”. In due minuti si è scatena la guerra punica. Il problema non è la frase del signore di spalle, che giudico (forse) in buona fede (abbiamo scoperto dopo che questi sconosciuti hanno una bimba e mio figlio voleva diventare suo amico). Ma, ci sono delle regole ferree, fisse che ripeto come mantra. Non si entra nelle piazzole degli sconosciuti. Non si entra nelle piazzole degli sconosciuti. Non si entra nelle piazzole degli sconosciuti. Alle parole del signore “ci vediamo dopo” mi si è gelato il sangue. Se qualcuno lo deve uccidere, preferisco farlo io. Dai miei ho avuto pochissime “paccheri…mazziate” così si chiamano a Napoli. Forse non le conto nemmeno sulle dita di una mano. Ero una bimba e ragazza tranquilla. Ma me le ricordo tutte. Una volta in estate i miei, dietro mia intensa insistenza, mi portarono al concerto di Masini (non ridete e non infierite). Non solo portarono me, ma portarono anche la mia combriccola: cinque o sei ragazzine scalmanate. Era estate, faceva caldo, avrò avuto tredici anni. Stadio nei pressi del Circeo. I miei mi dicono testuali: “non vi muovete di qui, (avevamo già preso i posti) mamma ed io andiamo a prendere un caffè e torniamo”. Due minuti dopo ero in giro per lo stadio a cercare un venditore ambulante per avere un pacchetto di patatine. Le voleva la mia amica. Quando sono tornati i miei non mi hanno trovata. Erano disperati. Al mio ritorno, i loro visi erano contratti e pallidi. Mio padre mi ha tirato un ceffone che ancora mi brucia. Marco Masini cantava “Disperato” ed io piangevo a fiumi e pensavo che più disperato di me non c’era nessuno sulla terra. Io non mi sono mai più allontanata senza avvisare. E ho smesso di ascoltare Masini.
I “paccheri” (schiaffoni nel mio dialetto) tanto male non fanno. Quelli poi con i frutti di mare sono esagerati!
Pulite le cozze e le vongole sotto l’acqua corrente e mettetele in due pentole distinte. Coprite con un coperchio e lasciate che si aprano. Quelle che restano chiuse gettatele via.
Nel frattempo sciacquate i calamari sotto l’acqua corrente, puliteli e tagliateli a rondelle (oppure fate come me e fatevi pulire i calamari in pescheria). Fate rosolare uno spicchio d’aglio in una padella con due cucchiai di olio e unite i calamari e i pomodorini tagliati a dadini. Salate e fate cuocere per 5 minuti, dopodiché aggiungete i gamberetti sgusciati, le cozze e le vongole, sfumate con il vino rimasto, salate e fate cuocere per altri 10 minuti a fiamma bassa.
Mentre il sugo cuoce, fate lessare i paccheri in una pentola con abbondante acqua salata per 10 minuti, dopodiché scolateli, conservando un mestolo di acqua di cottura e versateli nella padella con il pesce. Sfumate con l’acqua, regolate di sale e completate con il prezzemolo tritato. Mescolate e servite in tavola.