Senza ricordi
A volte vorrebbe poter tornare indietro, riavvolgere il nastro, ma la sua memoria non l’ aiuta. Lei non ha memoria, se non a tratti e per rapidi istanti.
Di tanto in tanto le sovvengono sensazioni ed emozioni di un tempo vissuto a metà, senza intensità, quasi monco in ogni sua parte. Lei non ha mai avuto la consapevolezza dello scorrere del tempo, ha sempre pensato che tutto potesse durare per sempre anzi no, ha sempre desiderato il dopo, quello che nella sua mente avrebbe dovuto vivere ma che ha, in realtà, sempre differito ad un tempo altro, diverso.
Sembra, appare e si sente come una persona a metà, mai realizzata, sul punto di precipitare nel vuoto e forse sarebbe meglio precipitare, lasciarsi andare, senza protezioni. Giù la potrebbe attendere il bello, il sereno, la felicità e anche il viaggio potrebbe riservarle amate sorprese.
Che poi, a pensarci bene, essere felici presuppone un tempo senza tempo, il fermarsi di ogni cosa.
Alt, sono felice; ed è già trascorso.
La serenità è invece uno stato d’animo continuo, costante a cui dovremmo anelare. Si dice: Sono sereno; sii sereno; ti auguro tanta serenità; ci tengo alla mia/tua serenità; non compromettere la mia serenità; vorrei che foste tutti sereni.
Il dilemma tra felicità e serenità è irrisolvibile; in una vita non si riesce a possederli nello stesso istante.
Lei è troppo curiosa per aver paura di morire. Soffrire sì che la spaventa, ma morire nient’affatto. Da sempre continua a scommettere su cosa ci sia dopo. Non ha ancora deciso, o meglio è incerta tra diverse opzioni, ma azzarda che la profondità che c’è in ciascuno, non è misera cosa come il corpo. È intrappolata in esso e solo con la morte si riesce ad espandere e a trovare la giusta collocazione, lo spazio adatto per potersi esprimere in modo totalizzante.
Non le importa nulla di ingombrare la sua mente di inutili sciocchezze, di frivole illusioni su vani progetti per il futuro, su passioni momentanee che nell’attimo sembrano eterne, di vicende piccole, pur nell’immensa sofferenza che provocano.
La prospettiva deve essere diversa, deve essere una visione “a volo d’uccello”: dall’alto, in piano, a trecentosessanta gradi. Coprire tutto, muoversi liberamente nelle situazioni, delimitarne i confini. Confinarne i danni.
Forse è per questo che lei non ricorda, che trasmigra i suoi pensieri nei sogni, intensi e veritieri che ogni notte la fanno vivere. Sì, perché lei vive nei sogni, in essi realizza l’altra parte di sé, quella che non ha legami spazio-temporali, che vive tutto con tutti nello stesso momento, nel medesimo istante. E non ha bisogno dei ricordi.
Nei sogni il cerchio si chiude sempre, ogni cosa torna a suo posto e quando la mente si ridesta è pronta per la sua seconda esistenza, quella vincolata e sofferente. La notte seguente non ci sono ricordi che la attendono, personaggi sempre uguali a se stessi che si ripetono. Nei sogni niente è uguale a sé: tutto si rinnova; ed è come riavvolgere il nastro, premere rewind ogni volta che gli occhi si chiudono e precipiti nel vuoto.
I sogni non hanno ricordi.
Sarebbe meraviglioso per lei, vivere nel sogno.