Sono un senior
Per il mondo sono un senior, uno che ha fatto il suo tempo, uno che ha concluso, uno che deve rallentare, mettersi ai margini della strada e guardare il corteo dei nuovi arrivati. Lo dice la mia carta d’identità, lo dice il comune senso del pensare. Non c’è riflessione su questa cosa, è solo un fatto, non esiste uno studio oggettivo al quale piegarmi per il mio stesso bene. Per quel mostro informe che risponde al nome di convenzione sociale, molte cose che desidero fare sono bollate come “sconvenienti”, inadeguate, addirittura ridicole se solo mi azzardo ad uno strenuo tentativo di ribellione. I maschi non piangono, le femmine sono prudenti, i preti sono tutti anime buone asessuate, le suore non ne parliamo vista l’aggravante di essere pure donne, gli anziani sono tutti saggi, i giovanissimi tutti intronati di marijuana, gli immigrati tutti delinquenti pronti ad andare di mannaia nei centri storici delle grandi città… La politica mi condanna, e chi se ne fotte se rimango senza lavoro a quarant’anni, in fondo le mie energie sono finite. Meglio una bella propaganda sulla soluzione della disoccupazione giovanile, tema peraltro ricorrente da che stavo alle elementari, ma chissà come mai sempre attuale, sempre ottimo cavallo di battaglia. Eppure i senatori in parlamento spesso si tengono in equilibrio sul bordo della fossa, ma mica ci cadono dentro spaccandosi in due? Noooo, quelle sono menti eccelse da proteggere, da inserire nel piano di salvaguardia dell’Unesco.
Sono un senior, devo fare spazio, appiattirmi quanto più mi è possibile al muro della vita, oramai mi tocca solo fare tappezzeria, stando attento a non invadere la pista da ballo
Siamo i senior, ci definiamo “senza scuorn” che tradotto vuol dire senza vergogna, esatto, non ne abbiamo, non proviamo vergogna se ci stiamo permettendo di infrangere qualche tabù, il problema non è nostro. Chi vive senza follia non è così savio come crede scriveva Francois de La Rochefoucauld. Siamo felicemente senza briglie e quello che ci diverte è vedere quanto la nostra partecipazione metta in subbuglio chi è abituato al decorso precostituito delle cose. La palla rimbalza, uno, due, tre volte, le ginocchia si flettono, il sudore scivola in stille acide, il sorriso è aperto, il canestro sempre più vicino, lei è veloce, agile, il ventre che ha custodito la sua bambina per nove mesi è teso come un tamburo, fa forza sulle caviglie, salta, lascia il pavimento, la palla in equilibrio sulle cinque dita, i lunghi capelli esplodono come fuochi pirotecnici, vola sempre più su: canestro, la partita è vinta. Gioiscono le nonne, le madri, i bambini, il pubblico si diverte, noi di più. Lo speaker è impazzito, ha solo commentato un incontro di pallacanestro, ha solo seguito due squadre, null’altro. Stasera festeggiamo il formidabile piazzamento, tireremo tardi, ma domani puntuali al lavoro. Appuntamento in palestra nel tardo pomeriggio, bisogna prepararsi alle altre prove. Siamo i senior di “Vivi l’estate“ i folli, i ribelli, quelli che scasseranno ai giochi 2015.
Buon divertimento a tutti.