Liberati, per essere libera
Liberati, per essere libera. O libero, s’intende. Mi rivolgo direttamente alle donzelle, perché sono loro le più soggette a conservazioni illogiche e nocive. Ciò non toglie che la tattica possa essere applicata anche dai maschi.
Innanzitutto, niente scatole e scatoloni, solo sacchetti, preferibilmente quelli dell’immondizia. Ci sono cose che vanno assolutamente buttate, altre di cui ci si può solo sbarazzare e talune – poche – che si possono conservare, ma solo temporaneamente, per l’evenienza.
Le prime sono quegli oggetti che più che ricordi hanno preso la funzione di lamette taglia vene e giugulare. Il biglietto del film (per favore non ditemi American Pie o Notte da Leoni, anzi no, ditemelo, così sarà ancora più divertente essere irremovibili con voi) che siete andate a vedere con il vostro (ormai ex) ragazzo al primo appuntamento. La stessa cosa dicasi per tutti i cimeli con cui state costruendo un mausoleo del dolore. XY non è morto, vi ha lasciate, dunque non c’è ragione di compiangerlo. E comunque anche le vedove si rifanno una vita, figuriamoci fringuelle single come voi. Ovviamente ci saranno le furbette, quelle che smantelleranno sì il piccolo altare votivo allestito masochisticamente in camera per riporre gli oggetti sacri(leghi) in un capiente scatolone. Così adesso scrivo a John Smith o al Principe Filippo e gli dico di venirselo a riprendere.
potate i rami secchi: se dentro sono sani, rifioriranno, in alternativa faranno posto ad altri rametti con i boccioli.
Tra le cose di cui vi potete anche solo sbarazzare, invece, ci sono tutti quei vestiti, quelle scarpe, quella biancheria intima che avevate comprato soltanto per far felice qualcuno. Non necessariamente il partner, ma anche la mamma, le amiche, il datore di lavoro. Quelli sono capi che non vi appartengono e in essi sarete sempre delle Bridget Jones strizzate nei mini dress di Carrie Bradshow. Non esattamente un bello spettacolo. Portateli ai mercatini dell’usato e barattateli con qualcosa che rispecchia davvero la vostra personalità, non importa se saranno scarpe di Winnie the Pooh o giarrettiere dark con annesso il frustino. Saranno vostre e basta.
Ed ecco la terza categoria, quella da non abbandonare subito, ma da tenere in fase di valutazione. In primis i regali che vi hanno fatto – evidentemente persone che non vi conoscono – e per cui avete spremuto tutto il vostro talento attoriale per fingere che vi piacessero. Potete tenerli se hanno ancora il bigliettino del negozio. E sì, anche se è amorale, io li riciclerei, naturalmente con persone che non conoscete abbastanza e per cui fare un regalo sarà solo un obbligo formale. Capita. L’importante è annotarsi il mittente del dono, in modo da non renderlo poi anche destinatario dello stesso. In tempo di crisi non schiferei la questione. Un’altra cosa che vi consento di tenere sono i libri, pure quelli che ne avete lette due pagine e poi ci avete rinunciato. Un libro torna sempre utile nei momenti più inaspettati e, specialmente se svolgete professioni intellettuali, andrete a cercarli.
Ma la cosa più importante non è un oggetto e non rientra nemmeno nelle sopraccitate categorie. Quella cosa sono i rapporti umani. Anche loro hanno bisogno di scremature di tanto in tanto. Ma, sebbene il mio possa apparire un consiglio impopolare, eviterei le deforestazioni. Piuttosto, potate i rami secchi: se dentro sono sani, rifioriranno, in alternativa faranno posto ad altri rametti con i boccioli.