Il cielo sopra Rocinha
Il cielo è tornato a pesare su Rocinha. Con l’odore di polvere da sparo, nell’aria si respira la paura.
Ad anni di distanza dalle operazioni pacificatrici della UPP si è ricominciato a sparare con sempre più frequenza, in un clima da guerra civile che tiene la gente sospesa tra il terrore e l’incertezza.
Le sparatorie iniziano in piena notte o molto presto al mattino, nelle ore in cui il narcotraffico è maggiormente attivo
“Consigliano di rifugiarsi dentro casa e di starsene lontani dalle finestre, ma non tutti, non sempre lo fanno. Noi per ragioni di sicurezza i nostri progetti li sospendiamo”. Con la voce carica di passione, Barbara Pascali, codirettrice e PR della onlus Il sorriso dei miei bimbi, mi racconta frammenti di sconcertante ordinarietà del vivere in favela.
Attiva in Rocinha da 13 anni e più, Il sorriso dei miei bimbi è figlia del desiderio e della meraviglia. La meraviglia suscitata da una comunità che vive e celebra la vita quotidianamente, nonostante tutto, e il desiderio di rendere quel nonostante tutto meno determinante, meno gravoso. Barbara Olivi mette piede nella favela piu’ grande di Rio de Janeiro e di tutto il Brasile grazie all’ospitalità gratuita di un favelado. La accolgono il brulicare delle luci delle case al tramonto e il sorriso dei bambini che le corrono incontro, la guardano incuriositi, la salutano con la mano. Alcuni di loro si lavano i denti nei rivoli d’acqua che scorrono a cielo aperto, con le dita. Chiama la madre a Milano e mette in moto l’ingranaggio che le permetterà di portare a compimento la sua prima missione: distribuire spazzolini da denti ai bambini del luogo. Nasce quindi Il Sorriso, che, spiega Barbara “non si poteva chiamare altrimenti: da nessun’altra parte si vede sorridere tanto quanto qui”.
Dal 2002 ad oggi il programma dell’associazione si è ampliato fino ad includere una lista di servizi che spaziano dalla scuola materna all’alfabetizzazione degli adulti, dai corsi di giardinaggio alla capoeira, alle attività artistiche e culturali volte a formare i giovani sia sul piano umano che intellettuale. “La verità è che dovremmo essere illegali. In questi anni, con le nostre risorse limitate siamo riusciti a fare la differenza per più di 3000 ragazzi. Immagina quanto riuscirebbe a fare lo Stato. Se esistiamo è perché gli enti governativi hanno palesemente fallito”.
Un fallimento dovuto alle distanze che le istituzioni si ostinano a prendere dai problemi che attanagliano i favelados da decenni, distanze accorciate per ragioni di comodo solo in periodo di campagna elettorale. “L’interazione con gli enti pubblici è pari a zero, eccezion fatta per i contatti di natura burocratica e qualche collaborazione che cerchiamo di avviare per poter sfruttare spazi pubblici che hanno del potenziale. Come la biblioteca comunale che sorge dietro a Rocinha, un luogo bello ma morto perché nessuno è riuscito a renderlo un vero spazio da vivere per i ragazzi”.
Il vuoto istituzionale ha trasformato le favelas di Rio in un campo di battaglia
L’esempio emblematico è il caso Amarildo, che nel 2013 ha indignato l’opinione pubblica quando Amarildo Dias de Souza, muratore analfabeta e padre di sei figli, e’ stato fatto sparire e le circostanze della cui fine restano ancora ignote. L’evento, ennesima violazione dei diritti dei moradores da parte della polizia, ha portato alla mobilitazione di gran parte della società civile nonché di associazioni umanitarie brasiliane ed internazionali, tuttavia non ad una maggior trasparenza nelle cosiddette operazioni di pacificazione.
In favela i diritti di cittadinanza vengono calpestati il più delle volte da chi dovrebbe garantirne la tutela. La conseguenza è la totale assenza di fiducia nelle autorità. Eppure è il dialogo il mezzo che Il Sorriso sceglie per portare avanti l’attività e garantire il supporto ad una comunità pesantemente influenzata dalle leggi del narcotraffico. “Il narcotraffico impone le sue regole, che noi non possiamo ignorare. Chi controlla Rocinha esige che gli sia reso conto di tutto ciò che di rilevante accade”. Una legge dura almeno tanto quanto la realtà che regola. Ma esiste anche un narcotraffico che in certe occasioni ha distribuito ceste di frutta, verdura, giocattoli a chi ne aveva bisogno. Esistono trafficanti che iscrivono i loro figli alla Escolinha, la scuola dell’associazione, perché per loro vogliono un futuro diverso. “Nella realtà di favela la linea di demarcazione tra bene e male è molto labile, perché bene e male qui assumono una connotazione molto meno scontata. E’ per questo che ha più senso cercare di comprendere che di giudicare”.
La disuguaglianza e’ il cibo del pregiudizio, il pregiudizio il pretesto per aumentare la disuguaglianza.
Barbara Olivi e i suoi collaboratori lavorano per spezzare questo circolo vizioso. Trovano ispirazione in Paulo Freire, promotore del principio di riconquista della propria umanità attraverso l’educazione e dell’irrinunciabile partecipazione dell’oppresso al processo di liberazione personale.
Da qui la promozione del Progetto Giovani Bahia, che ogni anno permette ad un gruppo di ragazzi di Rocinha di uscire dalla comunità e per tre mesi vivere in maggior autonomia e a contatto più diretto con la natura. Nell’Afrobrasile questi giovani devono fare a meno della sicurezza psicologica che la favela offre loro ma al contempo hanno l’opportunità di interagire con coetanei bianchi carioca con i quali a Rio non potrebbero mai e poi mai aver a che fare.
Ci sono infine iniziative coraggiose come quella del Caffè Letterario, mirate ad attirare flussi di artisti e visitatori nel cuore stesso della comunità, a rischio di far storcere qualche naso. In questo caso andando ad innervosire i narcotrafficanti che davanti al caffè hanno installato una boca de fumo, un punto di spaccio. “I ragazzini che sorvegliano la boca de fumo sono giovani e sono armati. Ci conosco, ci chiamano per nome” prosegue Barbara. Ma nonostante la voce le si veni di preoccupazione, ribadisce che il dialogo e’ l’unico strumento per farsi spazio, per continuare a fare, a crescere.
Qualche mese è passato e Barbara mi contatta per darmi la buona notizia: la boca de fumo è stata tolta. Una vittoria che rende l’aria più respirabile e il cielo di certo più luminoso. Come quando all’imbrunire, sui morros, su cui si ammassano le cassette colorate, si accendono a miriadi piccole luci gialle e gli aquiloni, alzandosi in volo sopra i tetti di Rocinha, stanno a ricordare che nonostante tutto c’è ancora spazio per la meraviglia.