Il Gay Pride del 1996
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Nel 1996 non so se c’era il Gay Pride. So che di sicuro c’era nelle cuffiette del mio mangianastri portatile, una cassetta di Luca Carboni che alla fine si consumò per la troppa usura. Mi piaceva da morire Carboni. Capello lungo, un po’ unto e ricciolino, voce sofferta ma non troppo. “I ragazzi che si amano, si stanno baciando, sui pianerottoli della notte“. Solo dopo scoprii che si trattava di una poesia riadattata di Prevert. Per me il poeta indiscusso era quell’uomo lì, quello bolognese per intenderci. Faceva caldo quell’estate, ma all’ombra dei pini si stava bene. Fu un’estate bellissima. Avevo la Smemoranda nera, comprata già per il settembre successivo e chiedevo agli amici di riempirmela. Che poi l’assegno me lo sarei fatto dare come al solito al telefono dalla secchiona di classe. Nella discoteca del campeggio, ballavo tenendo gli occhi chiusi Children di Robert Miles e per quanto mi riguardava, il mondo poteva fermarsi anche lì.
I ragazzi che si amano, si stanno baciando, sui pianerottoli della notte
Dawis era gay. Indiscutibilmente gay. Decisamente tanto gay. Aveva qualche anno più di noi, ma sembrava aver vissuto il doppio della nostra esistenza. Ci faceva vedere gli album fotografici. Foto meravigliose, scattate in giro per il mondo. Nelle foto indossava degli abiti che noi ragazzine li sognavamo. Lunghi, con spacchi vertiginosi e ce li faceva provare. Ricordo uno di maglia metallica verde che faceva invidia alla sirenetta. Dawis ci raccontava delle sue serate in discoteca e di quando era il suo turno di fare la cubista e tutto il mondo si fermava a guardalo… magari era una bugia, ma noi ci credevamo. Quell’anno lì fece da coreografo a tutti i nostri balletti. E’ cosa nota che le ragazzine organizzino spettacolini in campeggio durante la così detta serata ospiti del giovedì sera. Noi pendevamo dalle sue labbra. Piegate in due dalle risate ci facevamo dirigere da un perfetto Gino Landi. Ci fabbricavamo i vestiti con la carta stagnola e la pinzatrice. Una sera era il turno della notte spaziale, la settimana successiva toccava a un tributo all’icona gay Madonna, la nostra preferita. Giorni leggeri, giorni veloci, giorni allegri. Dawis si è ucciso qualche anno fa. I suoi occhi blu, forse, non sono mai stati sereni, ma sono i più blu che io abbia mai visto. Nessuno di noi ragazzi e bambini del mini club che lo frequentò quell’anno e quelli a venire è diventato gay. La maggior parte dei diciassettenni di vent’anni fa, oggi sono genitori felici. E lui no. E’ stato l’unico che ci ha rimesso la pelle e tutti i vestiti.
A te amico mio la ricetta dei cookies alla nutella. In questo giorno d’estate, come venti anni fa, vorrei mangiarli insieme.
Per fare i cookies alla Nutella vi occorrerà:
230g di farina 00 , 90g di zucchero 90g di burro, 5g di lievito in polvere, 2 uova , 150g di nutella, 100g di gocce di cioccolato (o scaglie), essenza di vaniglia.
Per prima cosa accendere il forno a 180 gradi statico. In una ciotola capiente con le fruste montate burro e zucchero. Aggiungere poi le uova, una alla volta, e la vaniglia. Aggiungere ancora poco per volta la farina e il lievito setacciati. In ultimo aggiungere i pezzetti o le gocce di cioccolato, tenute fino a quel momento in freezer. Mescolare il tutto con un cucchiaio di legno. Mettere una pallina di composto nel palmo della mano e schiacciarlo come una pizzetta. Al centro mettere un cucchiaino di nutella e chiudere di nuovo a pallina. Posizionate le palline, distanziandole tra loro sulla placca del forno e cuocere a 180 gradi per circa 15 minuti. Non si scuriscono molto, quindi non fateli cuocere di più altrimenti si seccano troppo e si perde l’effetto splash della Nutella!!
Il mio primo gay pride è durato un’estate intera, quella del 1996, una delle estati più belle della mia vita.