Maledetti ricchioni
Talvolta penso al giorno di San Valentino, festa degli innamorati. Festa pertanto di una condizione, quella d’innamorato, per converso, anche di un sentimento, l’amore. Già, l’amore. Che termine abusato. Si sente quasi il dovere, oggigiorno, d’amare e d’essere innamorati, e il quattordicesimo d’ogni febbraio è giorno d’angoscia per chi, single per accidente o per elezione, si trovi costretto a strisciare come un sorcio lungo i muri, dovendosi giustificare ad ogni piè sospinto. Che fai stasera? Niente, sono single. Ma come, non sei innamorato? No.
T’amo in quanto mi ami, e forse se mi ami
Che oramai significa tanto d’aver perso ogni significato, come se i fiumi d’inchiostro che l’han descritto e i vortici di note che l’han cantato pei secoli, a null’altro siano valsi che a sospingerlo verso il mare, diluendolo nell’amore universale.
Ti amo. Anch’io ti amo.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona. Reciprocità quindi; soprattutto, innazitutto reciprocità. T’amo in quanto mi ami, e forse soltanto se mi ami, perché in te cerco la mia affermazione e, non trovandola, cesserei d’amarti, come cessa il gallo di cantare quando il sole è già alto.
La fase storica è quella del post do ut des, e siamo giunti da un bel pezzo al treperdue. Lo scambio e la mercificazione son pane quotidiano. Ti amo. Anch’io ti amo. E sia.
Ti amo. Anch’io ti amo. Sorrisi, complici sguardi, sempre più intensi. I volti, le labbra s’avvicinano. E’ il preludio alla conoscenza carnale. Quella col sentimento sotteso però, badate bene. Le labbra s’incontrano. Si mordono, si fondono, con saliva e lingue e tartaro e prezzemolo fra i denti. Ma sono due uomini. Ma sono due donne. E’ l’amore universale, e certi lo ritraggono con l’iniziale maiuscola. L’Amore. Universale.
…e non importa quindi quali due, purché due, uomini e donne, cazzi con cazzi, fighe con fighe
Come se qualcuno avesse rimestato nella scatola del puzzle, per scoprire, tutt’un tratto, che i pezzi potevano incastrarsi indistintamente. E noi che per millenni ci siam dannati a trovare il pezzo giusto, adatto a noi, non siamo che dei poveri scemi. Illusi. Imbecilli. Non abbiamo capito un cazzo.
E adesso c’è l’orgoglio. L’orgoglio gay, l’orgoglio lesbo, l’orgoglio omosessuale. Perché dal giron della vergogna, poi, quando la follia è elogiata e sdoganata, si passa all’orgoglio, repenti, non avesse l’austriaco avuto che sei mesi in più di tempo.
Lo rifuggo, in particolar modo, perché non finalizzato. Perché l’attrazione innaturale tra due persone dello stesso sesso, fuor d’ogni dottrina, nega la finalità che è propria dell’attrazione, l’accoppiamento, la riproduzione, la perpetuazione della specie, riducendo chimica e biologia a studi teoretici e rendendo il piacere fine a se stesso e per questo vano, così come il più alto dei sentimenti, non finalizzato, è destinato ad annichilirsi per via del tempo, e a tornare cenere, nato com’è dalla cenere.
La religione senza Paradiso. La finale senza coppa. La vittoria senza gloria. Ecco cosa manca. Manca il premio, e al posto del mostro da sconfiggere a fine livello per finire il videogioco c’è uno schermo nero, e direttamente il gameover. Per questo – sappiatelo – è definitamente innaturale solo il perseguirlo, altro che Amore Universale.
la cura, specie per le lesbiche, ci sarebbe, sentite a me
Sul punto non si transiga, per carità: volete un bambino? La natura v’ha provvisto degli strumenti per farlo; tertium non datur. E se dal culo non si resta gravidi fatevene una ragione: da una tal parte del corpo, che serve in fondo a tutt’altro, non potete d’altronde certo aspettarvi d’estrarre bouquet floreali, con buon pace di chi disse che dal letame nascono i fiori. Men che mai anche i più accaniti sfregamenti produrranno altro che vistosi eritemi: femminucce, se lo fate con quello scopo, smettete pure subito di scopare, ché per restare incinte ci vogliono ben altre sollecitazioni.
Ma immaginate, per un istante, voi persone normali che leggete, che costoro siano invece la maggioranza. Per capire un problema bisogna estremizzarlo, esasperarlo, costringerlo a presentarsi nella sua reale portata.
Tutte lesbiche. Tutti ricchioni. In meno di cinquant’anni, giusto il tempo che le donnine impegnate ad allisciarsi reciprocamente le sorche vadano in menopausa, succederebbe una bella cosa. Estinzione del genere umano. Niente più donne incinte, nessuna che possa biologicamente provvedere.
se dal culo non si resta gravidi fatevene una ragione
Dice che poi, in mancanza dell’uomo, prenderebbero il sopravvento sul pianeta insetti e roditori. Tope e scarafaggi, a soppiantare lesbiche e ricchioni.
E forse, sapete, sarebbe meglio così.
Ti sembro stronzo? Scusa, sto provando solo a mettermi in un punto di vista diverso dal mio, magari mi convinco. Non ti sembro stronzo? Spiegami perché nei commenti. E se vuoi approfondire, vai a leggere quaggiù la presentazione di questa mia rubrica.