La carta igienica non ha più anima
Alla fine è successo davvero. Qualcuno dall’alto di un palazzo in vetro, dal morbido di una poltrona in pelle, seduto davanti al Mac ultimo modello, appoggiato sul tavolo in vetro del suo chief office, deve aver letto il mio pezzo, per giunta il primo di questa rubrica. E quel qualcuno deve aver capito come l’anima della carta igienica, meglio nota come tubo, sia fonte di scompenso psico-fisico non solo per la sottoscritta, ma per tutti coloro che vivono nella cura e sotto la scure del dettaglio.
Che si fa quando la carta igienica finisce? Era questa la domanda alla base delle mie riflessioni ottobrine.
Ci si arrabbia con il prossimo, rimproverandogli tutto ciò per cui le giornate sono pesanti, la risposta che mi aveva dettato l’esperienza.
Perché la questione non è solo non avere il necessario per asciugare patate e legumi: per quello esistono sempre i fazzoletti, magari pronti all’uso di signore e signorine nelle borsette o infilati nelle tasche dei jeans per gli uomini. Il vero problema è sempre stata l’anima. Quel tubo grigio-marrone-topo penzolante sul porta carta igienica, magari con ancora appiccicato qualche brandello bianco o rosa. Uno spettacolo deprimente.
Ma chi se ne preoccupa in famiglia? Chi prepara un rotolo di scorta da sostituire immediatamente per evitare quella vista indecorosa e posticcia? Ovviamente solo i maniaci dei dettagli. Avrà pensato a loro il signor Coop quando ha messo sul mercato il maxi rotolo senza tubo?
Apparentemente un normale rotolo di carta igienica, ma con una sorpresa: al suo interno, al posto del tubo, c’è un altro mini-rotolo, che va sfilato per inserire quello più grande nel porta carta igienica e rimane da scorta per l’evenienza dell’ultimo minuto.
No, il signor Coop non ha pensato alle disgrazie dei dettagliofili, ha fatto solo un piacere ai lazzaroni. Perché, ripeto, il problema non è il rotolo che finisce, ma il desolante quadro che lascia il suo esaurimento. E così, al posto dell’anima avremo il porta carta igienica nudo, come un aggeggio da cucina inutile e quindi inutilizzato, un taglia mele a fette appoggiato sul tavolo del salotto, per intenderci.
Possibili soluzioni:
a. acquistare il maxi rotolo ed eliminare però il porta carta igienica, optando per un grazioso tavolinetto in cui appoggiare semplicemente questo prodigio della tecnica non tecnologica.
b. inserire un dispositivo d’allarme in bagno, che suona non appena il rotolo è finito e impone anche ai più menefreghisti di cambiarlo immediatamente.
c. allargare il bagno, farci stare un armadio capiente con la scorta di rotoli, in modo che il dettagliofilo sia almeno sgravato dal dover correre inveendo e piagnucolando sulle ingiustizie della vita fino in cantina (alla ricerca di altra carta igienica).