Il calcio spiegato agli extracomunitari
Amici extracomunitari, provo a spiegarvi il calcio italiano. Cominciamo da questa costruzione ovale con le gradinate e l’erba in mezzo, si chiama vuguardà ed è divisa in settori per evitare che i vutifà della curva nord si incontrino con i vutifà della curva sud.
In campo i vugiocà inseguono una palla mentre il vuincazzà dice smuoviti il sangue, pigghia la palla, passagliela a quello, che il vuincazzà viene talvolta richiamato dal vuespulsà che gli tira fuori il cartellino rosso.
La squadra è normalmente formata da un vuparà, tre vuvigilà, un vupassà, un vuorganizzà e i vuattaccà.
Questi, quando sono bravi, vengono detti vucannonà.
A volte capita che il vuespulsà attribuisce un rigore per sbaglio ad una delle squadre di vugiocà.
I vutifà cominciano a dire al vuespulsà che sua madre è una vutignà a pagamento, ma a volte anche cose peggiori come tu sei un vucunfidà della questura, cosa che il vuespulsà meridionale proprio non sopporta e risponde al pubblico vusucà e vucurnutà e crasti. Che i vutifà si organizzano e, con intenzioni da vuscannà, lo circondano e dicono: vucurnutà, sgarrasti. I vuspeddà lo prendono e lo fanno nuovo.
I grandi vugiocà che hanno reso famoso il calcio sono:
vuzoffà, vupelà, vumaradonà, vumazzolà, vucuccureddà, vuronaldà.
Oggi tanti vugiocà vengono comprati a tutti i soldi dai vucumandà, ma poi incontrano le vutroià della televisione travestite da vuciarà ‘u stipu, e si distraggono. Anziché finire sul Corriere dello Sport come vucampionà, diventano famosi come vucopulà e al calcio poco ci pensano.