Perché odio le tribute band
Proviamo innanzitutto a dare una definizione: per tribute band si intende un gruppo musicale che ripropone pezzi di un certo artista, presumibilmente – ma non per forza – l’artista preferito dei componenti della suddetta band. Prima si chiamavano semplicemente cover band (del resto la cover è il rifacimento di un brano già edito), ma di recente il nome ha subito questa trasformazione, per vari motivi su cui ho qualche idea. In primis diciamocelo pure, la “cover band” è un po’ una cosa da sfigati nel mondo della musica, o meglio, è quella cosa che fai agli inizi del tuo percorso di musica di gruppo, un modo per iniziare ad approcciarsi all’esperienza di suonare con altre persone. Questa è comunque una cosa importante, è ridicolo pensare di poter cominciare direttamente da brani inediti quando non si ha idea di cosa voglia dire suonare con altre persone, ma appunto perché si è agli inizi non si gode di tutta questa considerazione. Le cover band inoltre hanno generalmente un repertorio molto variegato, questo sia perché al momento di scegliere i pezzi si cerca far contenti un po’ tutti i componenti dai diversi gusti, sia perché all’inizio c’è una sanissima voglia di sperimentare se stessi come musicisti a vari livelli e misurarsi con vari generi.
Tornando alle “tribute band”, si vede come già il nome sia più attraente, evocando un’azione come appunto il tributo, l’omaggio ad un artista amato. Direte voi, che c’è di male? Si divertono, non è questo l’importante? Vuoi forse insinuare che le tribute band siano un prodotto malsano della non-cultura musicale moderna e che siano un ostacolo per la costruzione di una vera cultura musicale? Non mi permetterei mai. Di solito. Esco di casa e vedo un manifesto che mi lascia sgomento:”VASCO ROSSI LIVE”, con tanto di caratteri cubitali e gigantografia del “Comandante”.
Tra gli artisti “tributati” Vasco Rossi e Ligabue su tutti, un po’ meno ma vanno comunque fortissimi i Queen e i Beatles, a scendere troviamo i Negrita e poca altra roba. Ma Ligabue è il numero uno, ci sono più cover band (scusate, tribute band) di Ligabue che figli della madre degli idioti, che com’è noto è sovente incinta. Questo è solo per cronaca, perché è ovvio che gli artisti tributati in sé non c’entrano niente. Il punto è che mi sembra che in questo modo i locali abdichino e rinuncino alla possibilità di proporre qualcosa di nuovo che potrebbe destare interesse nel pubblico e alla possibilità di dare una chance di emergere ai tanti gruppi che cercano di produrre qualcosa di creativo, ripiegando sulle solite cose popular. Tanto per neanche tanti soldi – da questo non c’è scampo per nessuno- le tribute band i locali li riempono: ho visto fior fior di giovani e meno giovani pulzelle urlare “piccola stella senza cielo” in piedi sui tavoli completamente ubriache. Se fai una serata con un gruppo emergente invece, a meno di non essere in un posto dov’è diffusa la cultura della musica dal vivo, al locale ci vanno dieci persone.
A questo punto per i locali è anche un discorso economico, essendo attività con entrate ed uscite da bilanciare. E in vero a volte lo è anche per chi suona: se i locali chiamano a suonare tribute band e io ho bisogno di guadagnare qualcosa faccio una tribute band, semplice. È così che lo spazio per i gruppi emergenti si riduce, ed è così che si arriva a parlare di un qualcosa che andrebbe definito più come intrattenimento generico che come fatto musicale. Al di là di questo ci sono casi e casi, ci sono tribute band che omaggiano artisti da vent’anni, in modo professionale e creativo, e se devo essere sincero per le belle cover io ci vado matto! Proprio per questo ho deciso di proporvene ben tre oggi, accompagnate da qualche parola sul perché della scelta, le canzoni sono Beat It (Michael Jackson), In Bloom (Nirvana) e Stairway to Heaven (Led Zeppelin), rispettivamente rivistate dai Pomplamoose, Fink e Ann & Nancy Wilson. Buon ascolto e spero di non essermi fatto troppi nemici!
Pomplamoose – Beat It (Micheal Jackson): Ho scelto questa ragazza e questo ragazzo perché sono dei veri portenti, sia come musicisti che come ri-arrangiatori di pezzi storici e non. Consiglio vivamente di ascoltare altre cover fatte da loro!
Fink – In Bloom (Nirvana): Questa l’ho scelta per chi pensa che i Nirvana siano sopravvalutati, provate ad ascoltarli in acustico.
Ann & Nancy Wilson – Stairway to Heaven (Led Zeppelin): Questa è una ciliegina. Quando suoni davanti a delle leggende del rock (e ad Obama) una loro canzone e riesci a commuoverle, beh, lo hai fatto davvero bene!