La mia Grecia
Sento parlare di Grecia. Di numeri, di percentuali, di sì e di no, di referendum, uscite, soldi, dati e previsioni. E allora sento il bisogno di dirlo: non possiamo assistere a tutto questo chiacchiericcio, a questi rumori di sottofondo, come se tutto si risolvesse davvero in spread o default, senza capire che, prima di tutto, la Grecia è un luogo dell’anima.
La Grecia non è “dati e previsioni”. La Grecia è emozione.
Lo è per chi ci è stato fisicamente, e magari lì ha vissuto i primi viaggi, gli amori, le amicizie, le nottate in spiaggia; lo è per chi s’è innamorato ballando il Sirtaki la prima volta, oppure lo è, semplicemente, per chi al liceo ha avuto la fortuna d’avere un professore bravo, che l’abbia preso per mano e condotto direttamente al Teatro di Epidauro. O a quello di Dioniso. O all’Agorà, mentre Pericle parlava di Democrazia. Che gli abbia fatto sentire Filottete recitato col mare dell’Attica sullo sfondo, il Coro, l’ira degli Dei, tutto il bene e tutto il male di cui noi umani siamo capaci.
La Grecia non è “dati e previsioni”. La Grecia è emozione
La Grecia è l’emozione dei suoi paesaggi e del suo mare. Nota invisibile che, se ti bagna una volta, t’accompagnerà per sempre. Un sapore salmastro in fondo all’anima, una sensazione di vento umido che avverti pure quando l’aria è ferma. Elemento fisico, naturale, metaforico, esistenziale: per forza di cose, se vai in Grecia, avrai o subirai la profondità, l’infinito orizzonte del suo mare, la sua veemenza, la calma trascendente, il fascino e a volte la spietatezza. Avrai, quel tanto che basta, o forse un po’ di più, la solitudine che il mare porta con sé. Ma di sicuro non potrai fare a meno di tornarci. In Grecia, al suo mare, ai suoi colori, alla sua luce.
Siamo tutti Greci, noi Occidentali, tutti figli di Socrate e Aristotele, di Eraclito e Sofocle, dell’Agorà e della prima vera Democrazia.
La mia isola era, è e sarà sempre Cefalonia, sul Mar Ionio; la Grecia quindi, per me bambino, significava, d’estate, le traversate da Brindisi e dopo poche ore vedere to nisì (l’isola) apparire all’orizzonte, guardando attraverso l’oblò, tra le prime luci del mattino. E poi lentamente avvicinarsi, scorgere le spiagge bianche, la vegetazione lussureggiante, le insenature, il mare di un blu così intenso da lasciarci gli occhi. Per Ugo Foscolo, la sua isola, quella dove era nata la madre e che è molto vicina a Cefalonia, era la bella e petrosa Zacinto; per me, la mia è semplicemente orèa, bella. Polì orèa, molto bella. E soprattutto, quello che dicevamo prima: il luogo dell’anima per eccellenza.
La Grecia è l’emozione del Partenone, la prima volta, dopo una scarpinata in salita, coi 44 gradi d’Atene in agosto; i piatti rotti al suono dei bousuki mentre tutti ballano, la baldoria dei locali tutte le sere in qualsiasi posto, che sia città, isola, meta turistica o avamposto di periferia; l’allegria a volte invadente dei Greci, i loro immancabili mia faccia mia razza, il gusto della insalata xoriatiki, il mousaka, la feta, il vino bianco, le olive. Il Mediterraneo in tutta la sua veste più splendente.
Il Mediterraneo in tutta la sua veste più splendente.