Lo stupro è tutta colpa nostra
Maschio e femmina li creò, ma alle donne, insieme alla cellulite, alle doppie punte, al ciclo e ai dolori del parto, diede anche superpoteri e senso di colpa.
Siamo figlie di Eva, cugine di Circe e di una Santa Vergine a caso, sorelle di Wonder Woman e ci trasciniamo un fardello di responsabilità, nostre e altrui.
Siamo animali, e come tali possiamo scappare e fuggire di fronte ai pericoli; se invece ci paralizziamo dal terrore vuol dire che in fondo in fondo, quello che stiamo subendo, lo volevamo. Del resto anche le galline nel pollaio non desiderano altro che essere sbranate dalla volpe.
Ma noi non viviamo in un pollaio, viviamo in case accoglienti ed è lì che dovremmo star barricate, anche quando la volpe dorme accanto a noi nel letto.
Del resto anche le galline nel pollaio non desiderano altro che essere sbranate dalla volpe.
La notte non è fatta per noi, streghe dal fascino irresistibile e al contempo fragili creature che necessitano di protezione, la notte è piccola e popolata da lupi e lucciole, non vorremmo mica passare per esseri così volatili e vistosi; la piccola lucciola non fa che mettersi in mostra, è naturale che qualcuno voglia prenderla. Anzi, è lei che vuole essere presa.
Ma se per caso qualcuna di noi si sentisse in grado di padroneggiare se stessa ed il proprio magnetismo e si arrischiasse ad uscire di casa di notte, si ricordi che dal nostro potere deriva una grande responsabilità, e che quindi dobbiamo essere in grado di arginarlo e salvarci da noi stesse.
Prima di tutto dobbiamo scegliere un abbigliamento adeguato a contenere il nostro potere e che possa salvaguardare le intenzioni degli uomini senza farli cadere in tentazione: banditi quindi minigonna, tacchi alti, scollatura, e autoreggenti, a favore di maglioni a collo alto, pantaloni ascellari, mocassimi e burqa.
Come vedete la scelta è ampia, e inutile dire che più l’orlo sale, maggiore sarà la nostra responsabilità: se indossiamo quegli shorts è perché chiediamo una palpata, se mettiamo un vestito leggero è perché vogliamo essere fischiate e seguite, se mettiamo la minigonna è perché in realtà vorremmo che qualcuno ce la tirasse su.
Piano piano queste azioni diventeranno routine e con maestria sapremo utilizzare le chiavi come un’arma e potremmo diventare delle reali ninja della purezza.
Dobbiamo conoscere bene tutte le strade principali ed alternative per salvaguardare l’incolumità dell’uomo che ha deciso di seguirci, per il suo bene dobbiamo depistarlo, dobbiamo evitare che ci raggiunga e che si comprometta stordito dalla nostra scaltrezza da maliarde.
Una volta seminato il poveretto dobbiamo ricordarci di essere anche delle provette parcheggiatrici e di saper scegliere un posto non troppo lontano dal nostro portone e possibilmente ben illuminato: se il parcheggio è al buio non abbiamo scuse, stiamo volontariamente mettendo in pericolo un pover’uomo, abbagliandolo come una specie di faro puntato dritto nei suoi occhi. Si sa che al buio emettiamo una sorta di fluorescenza in grado di attirare gli uomini come mosche.
Prima di scendere dall’auto dobbiamo togliere quei tacchi che vengono dritti dritti dal baule dell’inferno e che con il loro ticchettare stordiscono gli esseri di sesso opposto; quindi, scarpe basse per poter correre veloci e salvare la virtù del malcapitato che ci ha incrociato sulla sua retta via.
Strisciando velocemente e guardinghe lungo i muri, gli occhi come quelli di un camaleonte, attente ad ogni movimento, la borsa ben stretta e le chiavi in una mano, pronte e proteggere da noi il poveraccio che vorrebbe solo saltarci addosso; siamo ninja, siamo coscienti che uscendo di sera avremmo messo in pericolo la popolazione e la morale.
Se saremo state brave e avremo messo in opera tutti questi accorgimenti, dovremmo essere arrivate sul pianerottolo di casa nostra e ci dovremmo già essere chiuse alle spalle la porta, fiere di non aver messo a repentaglio la vita di nessuno.
Pecchiamo di ingenuità, l’ingenuità si paga e se vogliamo sopravvivere al nostro potere dobbiamo imparare l’arte suprema, la sola in grado di tutelarci da noi stesse. L’arte dello scomparire
Abbiamo un grande potere da cui derivano grandi responsabilità, e dobbiamo essere consapevoli del nostro essere tutto e il contrario di tutto, prede e cacciatrici, sante e puttane e in ogni caso bersagli magnetici in cerca di una freccia.
Dobbiamo avere paura di noi stesse, dobbiamo difenderci dalla nostra bellezza e dalle nostre capacità seduttive, dobbiamo temere qualcosa che potrebbe capitarci per una nostra leggerezza, un qualcosa che pende sulle nostre teste come una spada di Damocle, e lo stupro talvolta è solo il minore dei mali.
Siamo obiettivi, bersagli, danni ambulanti, malefemmene, discendiamo tutte da Eva, il nostro potere maliardo è tale che è per il nostro bene che nei secoli ci hanno insegnato a stare un passo indietro, al nostro posto, a tacere, a sparire per non cacciarci in guai che in fondo desideriamo.
Per il nostro bene ci hanno fatto sposare il poveretto che, soggiogato da noi, non ha resisto al richiamo della carne, per il nostro bene ci hanno uccise per esserci ribellate ad un po’ di sano sfogo in balia dell’altrui volontà e dell’altrui potere.
Pecchiamo di ingenuità, l’ingenuità si paga e se vogliamo sopravvivere al nostro potere dobbiamo imparare l’arte suprema, la sola in grado di tutelarci da noi stesse. L’arte dello scomparire, della mimesi, dell’invisibilità. Dobbiamo imparare a fingerci morte.
Dobbiamo fare finta di morire, annientarci, per poter vivere, per essere tirate fuori dal bagagliaio di un’automobile, sporche di sangue, di sudore, stordite dal dolore e dallo schifo; dobbiamo fingere di morire per poter rinascere, per poter lavare quel peccato originale che ci vede sempre artefici del nostro destino e comunque responsabili di quello che ci accade.