Fedra: il tramonto che trasporta in Grecia
La luce che cala, il sole che si fa rosso quasi intimidisse di fronte alla notte che avanza sovrana.
Gli scavi di Ostia Antica che diventano scenario suggestivo di questo spettacolo della natura e di quello, tutto umano, del teatro romano.
Ieri infatti il pubblico ha potuto assistere a “Fedra”, dramma di Seneca, in una meravigliosa messinscena fedele a quella del teatro classico. Non ultima, la scelta di far cominciare gli spettacoli in calendario nel momento esatto del tramonto, come era usanza nell’antichità.
Il dramma della passione colpisce soprattutto grazie alla bravura degli attori che, con una recitazione aulica e solenne, nonostante la scenografia inesistente, riescono a ricreare la tensione della tragedia.
Una Fedra pazza, una Fedra da additare come colpevole, con i capelli sudici, impregnata di sudore, con la follia negli occhi accecati di un amore illegittimo. Oggi Fedra non ci fa paura, oggi è un’eroina con cui empatizziamo, la tendenza è quella di immaginarla benvoluta, estremamente bella, regale, ambita da tutti. Ma la messinscena al Teatro Romano di Ostia Antica è fedele alla condanna dell’epoca: Fedra, proposta come figura scomposta e disordinata, personificazione dell’incesto e portatrice di un fato avverso, contrasta radicalmente con Ippolito, ligio alle regole, assennato, ubbidiente. Il contrasto fra le due figure non fa che contribuire alla tensione fra due estremi che si scontrano fino al tragico epilogo. Magistralmente interpretata è anche la nutrice Enone, personaggio chiave della tragedia, voce costante della coscienza per Fedra e supporto morale continuo.
“Fedra” al Teatro Romano colpisce proprio per la sua fedeltà al testo classico. Pochi rimaneggiamenti, poche variazioni. Di fronte a tanta tendenza ad attualizzare, arricchire, ritoccare, l’essenzialità greca riesce a colpire dritto al punto.
Nel bramato fresco degli scavi romani, il pubblico avrà ancora modo di seguire un calendario ricco di proposte: prossimo è l’appuntamento con i Menecmi di Plauto, ma gli spettacoli si susseguiranno fino al 6 e 7 agosto, con il gran finale che prevede “Le Memorie di Adriano” e vedrà sul palco il grande Albertazzi.